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Innovazione nella Produzione Innovazione nella Produzione

Innovazione nella Produzione - PowerPoint Presentation

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Innovazione nella Produzione - PPT Presentation

Taylorismofordismo e suo superamento Lautomazione di fabbrica La produzione snella Limplementazione della produzione pull JIT La fabbrica integrata Linnovazione tecnologica nella produzione ID: 636859

che produzione del della produzione che della del una con dei delle struttura sistema innovazione costi scorte alla tempi

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Presentation Transcript

Slide1

Innovazione nella

Produzione

Taylorismo-fordismo e suo superamento

L’automazione di fabbrica

La produzione snella

L’implementazione della produzione “pull” JIT

La fabbrica integrataSlide2

L’innovazione tecnologica

nella produzione

L’innovazione

tecnologica ha caratterizzato l’evoluzione competitiva

della moderna

impresa industriale.

L’avvio della rivoluzione industriale in Inghilterra è avvenuta sulla base

della compresenza

di tre complementari innovazioni tecniche:

le

macchine per la produzione tessile

una

fonte di energia come il vapore ottenuto dal carbone attraverso

una macchina

specializzata (caldaia/turbina)

un

nuovo materiale ricavato con un apposito processo di trasformazione:

il ferro

da ghisa sempre proveniente dal carbon coke.

L’industrializzazione

in questa prospettiva “può definirsi come un processo

inteso ad

aumentare la produttività di una parte rilevante del lavoro umano

, spostandone

il punto di applicazione dalla esecuzione diretta di

un’attività produttiva

al governo di complessi talvolta vastissimi di macchine” (Saraceno

).

La

meccanizzazione è stata l’elemento fondante il processo di industrializzazione.Slide3

3

IMPRESA COME SISTEMA

Al concetto di impresa si associa la qualifica di sistema per tre motivi:

1) la presenza di più componenti (sia materiali che immateriali)

2) l’interdipendenza e la comunicazione tra le componenti

3) l’attivazione delle relazioni per conseguire gli obiettivi e le finalità del sistema.

Zappa, considerato il fondatore dell’economia aziendale, riteneva che l’azienda non è una massa dissociata, ma che essa sia, invece, una realtà operante che si costruisce continuamente, sempre si trasforma e sempre si manifesta. Slide4

4

SISTEMA

perché è un insieme di elementi distinguibili tra loro, tra i quali si

manifestano significative interazioni e per il quale sono individuabili obiettivi, o finalità, che ne orientano il comportamento.

APERTO

perché interagisce con l’ambiente per sopravvivere:

acquisisce input dall’ambiente (risorse finanziarie, informazioni, materie prime, stimoli di varia natura, ecc.), li trasforma (nel tempo e/o nello spazio) e restituisce output all’ambiente esterno (un mutuo erogato da una banca, una consulenza, un’automobile, ecc.) utilizzando le proprie risorse e competenze distintive.Slide5

La

produzione

Produzione = attività di acquisizione, combinazione e

trasformazione di

un input (materie prime, semilavorati o componenti) in output

da destinare

al consumo finale o ad una successiva produzione.

La funzione di produzione comprende:

• Progettazione / riprogettazione del sistema produttivo, cioè

scelte di

lungo periodo relative a:

tecnologia

/ grado di automazione degli

impianti

capacità

produttiva (livello e

ubicazione)

lay-out

degli

impianti.

• Gestione del sistema produttivo, cioè scelte di breve

periodo relative

a:

- programmazione e controllo della produzione

- gestione dei materialiSlide6

La

produzione

Evoluzione della produzione da modello

labour

-intensive di tipo artigianale a uno capital-intensive in cui vi è un maggior utilizzo dei macchinari di produzione

Affermazione dell’impresa di grandi dimensioni e di modelli produttivi basati sulla capacità di organizzazione, pianificazione e coordinamento, secondo un approccio razionalistico che trova fondamento nel fordismoSlide7

La

produzione

Fordismo

Grande fabbrica

Catena di montaggio

Sistema di produzione di massaSlide8

Nel comparto manifatturiero, si modifica il modo di produrre, con la nascita della catena di montaggio; ossia un sistema di produzione meccanizzato basato sul frazionamento di un lavoro complesso in vari lavori semplici.

Catena di montaggio che è generalmente costituita da un nastro trasportatore, il quale scorre portando con sé le diverse parti da assemblare per ottenere il prodotto finito.

L'autore fu l'ingegnere F.W. Taylor, che si pose l’obiettivo di realizzare un sistema di produzione efficace, in grado di eliminare tutti gli sprechi espressi in termini di tempo e di energia, limitando il lavoro degli operai a movimenti ripetitivi e meccanici. Sin da subito si notarono i benefici prodotti dalla catena di montaggio, ovvero:

minimizzazione dei tempi di produzione e dei costi, raggiungimento di economie di scala e perfetta sostituibilità degli operai. Slide9

L'economista

neoclassico J. A.

Schumpeter

ha focalizzato i suoi studi definendo:

-

che «

è'

l'imprenditore che crea l'innovazione»;lo “stato stazionario”, cioè la situazione in cui le imprese realizzano attività routinarie e il sistema economico non si modifica nel tempo

,

la teoria dello

sviluppo

economico

in cui il protagonista è

“l'imprenditore-innovatore”, poiché egli crea l’innovazione, e rende il sistema economico

dinamico

;

che il

profitto ha

una

natura

transitoria

;

il concetto di “

distruzione

creatrice

”.

Creatrice poiché l'innovazione crea nuovi prodotti, nuovi mercati, nuovi processi. Distruttrice,

perchè

l'innovazione comporta la sostituzione della vecchia tecnologia con la nuova. Di conseguenza le imprese che non implementano l'innovazione sono destinate a

scomparire;

che il

capitalista

debba essere

distinto

dall'

imprenditore

. Il capitalista è colui che dispone dei capitali e li mette a disposizione dell'imprenditore (es. banche); l'imprenditore è titolare esclusivo del diritto di svolgere l'attività economica per la produzione di beni e servizi. Egli innova i metodi, i processi, i prodotti creando opportunità crescita economica.Slide10

Notando

il potenziale delle proprietà suddette, nel 1913 l'imprenditore Henry Ford implementò l'approccio tayloristico a livello industriale, e incentivò gli operai con salari più alti, consentendogli di essere consumatori oltre che produttori di un bene quale l'automobile. Ciò diede modo di constatare la veridicità del pensiero dell'economista neoclassico J. A.

Schumpeter

, ovvero: “E' l'imprenditore che crea l'innovazione”.

Schumpeter

spiega il ruolo dell’innovazione utilizzando un modello in cui il punto di partenza coincide con lo “stato stazionario”, cioè la situazione in cui le imprese realizzano attività routinarie e il sistema economico non si modifica nel tempo, restando così sempre uguale. Quando un imprenditore rompe lo stato stazionario introducendo un’

innovazione

, ha inizio lo sviluppo economico che può consistere: nella produzione di un nuovo bene, l’introduzione di un nuovo metodo di produzione, l’apertura di un nuovo mercato; consentendo all’impresa di creare nuova ricchezza. Slide11

Il protagonista dello sviluppo economico è “l'imprenditore-innovatore”, poiché egli crea l’innovazione, e rende il sistema economico dinamico. L’imprenditore ha bisogno di un finanziatore, un “capitalista”

2

che crede nella nuova innovazione e concede, un nuovo credito che diventa un fattore essenziale per lo sviluppo. L’imprenditore è poi seguito da “imitatori” attratti da quel valore aggiunto creato, i quali entrando nei settori in cui si sono verificate le innovazioni fanno sì che il prezzo di mercato di quel dato prodotto diminuisca fino ad assorbire interamente il profitto generato dall’innovazione. L’economia e la società tornano così nello stato stazionario, finché una nuova innovazione non fa ripartire il ciclo dello sviluppo economico. Il profitto ha dunque, per

Schumpeter

una natura transitoria, poiché sussiste fin quando c’è innovazione, e vive solo nel lasso di tempo che passa tra l’innovazione e l’imitazione. Il profitto si configura come premio per l'imprenditore che ha creato innovazione, e non come suo obiettivo principale. Slide12

Schumpeter

introduce con la locuzione “distruzione creatrice” il concetto secondo cui l'innovazione genera un tale impatto su determinati settori, da obbligare le imprese che vi appartengono ad adeguarsi, pena l'estinzione (

Schumpeter

, 2010). L'introduzione dell'innovazione determina due fasi distinte: da una parte quella distruttrice e dall’altra quella creatrice. Creatrice poiché l'innovazione crea nuovi prodotti, nuovi mercati, nuovi processi. Distruttrice, invece, in quanto l'innovazione comporta la sostituzione della vecchia tecnologia con la nuova. Di conseguenza le imprese che non implementano l'innovazione sono destinate a scomparire. Un esempio è il passaggio dalle cassette audio ai CD, o ancora con riferimento alle applicazioni per gli

smartphone

come

whatsapp

o i social network, che hanno ridotto il costo di comunicare (messaggistica gratis), spingendo molte persone a preferire tale servizio alla messaggistica a pagamento (Gambardella, 2014). Slide13

Schumpeter

distingue il

capitalista

dall'

imprenditore

. Il capitalista è colui che dispone dei capitali e li mette a disposizione dell'imprenditore (es. banche); l'imprenditore è titolare esclusivo del diritto di svolgere l'attività economica per la produzione di beni e servizi. Egli innova i metodi, i processi, i prodotti creando opportunità crescita economica.Slide14

14

Ricapitolando

La FORD rappresenta l’impresa che, meglio di ogni altra, è riuscita ad incarnare la visione meccanicistica applicata all’impresa.

Alle teorie di Taylor, che prevedono un assetto organizzativo basato su una rigida gerarchizzazione e specializzazione, Ford aggiunge l’innovazione tecnica della catena di montaggio, suffragata poi dalla realtà e dai successi conseguiti, che prodotti altamente standardizzati e le conseguenti economie di scala, siano sufficienti per conquistare un mercato caratterizzato da una domanda ampiamente eccedente l’offerta e da una relativa stazionarietà, con riferimento sia all’evoluzione dei gusti dei consumatori sia alla pressione competitiva. Slide15

Ricapitolando

Taylor

e

l’organizzazione scientifica

del

lavoro

L’organizzazione della fabbrica moderna nasce con

Taylor che propone una organizzazione scientifica del lavoro – OSL in grado di aumentare la produttività del lavoro grazie ad un’analisi dei tempi e metodi andando ad illuminare quanto prima

era una scatola nera.

Alla

base il principio della

One

Best Way = esiste un

metodo “

migliore” per risolvere problemi o compiere

azioni, con

uno studio scientifico dei migliori metodi di lavoro

in rapporto

alle caratteristiche dei lavoratori e delle macchineSlide16

Ricapitolando

Ford

e la catena di

montaggio

Ford sviluppa le tecniche tayloristiche concentrandosi su:

- ritmi operativi

- collegamento integrato delle

operazioni con riferimento alla catena di montaggio che scandiva il procedere delle operazioni di assemblaggioIl fordismo ha come riferimenti:

- unità produttive di grandi dimensioni

- produzioni su larga scala di beni

standardizzati guardando

sia all’organizzazione sia al mercato!Slide17

Il superamento

del Taylorismo

- FordismoSlide18

Evoluzione

delle tecnologie

di automazione

flessibileSlide19

DiBernardo

,

Gandolfi

,

Tunisini, 2009Slide20

Flexible

Manufacturing

System

L’FMS è un sistema di più stazioni di lavoro (almeno tre CNC o robot),

in grado

di produrre automaticamente (per almeno un turno di lavoro

senza la

presenza umana) qualunque pezzo compreso in una gamma o famiglia definita.Gli FMS possono essere classificati in base alle operazioni eseguite:• operazioni di processo (FMS in senso stretto)• operazioni di assemblaggio (FAS)

Gli

FMS si caratterizzano per la loro capacità di:

• identificare le diverse parti (prodotti) che devono essere realizzate

grazie ad

un sistema di riconoscimento delle parti (codice a barre o RFID);

• cambiare velocemente le istruzioni di funzionamento, con una

riprogrammazione delle stazioni;

• modificare rapidamente il setup fisico, grazie a sistemi di cambio

utensili automatici

, magazzini utensili, pallet shuttle, ecc.Slide21

Computer

Integrated

Manufacturing

a) Il CIM (cioè la “fabbrica automatica”) si caratterizza per l’integrazione

di funzioni

tecniche ed organizzative, con un sistema informativo

integrato e una base di dati comune.b) Il CIM deve essere in grado di gestire oltre ai flussi materiali (alimentazione delle macchine e attività di trasformazione), i flussi informativi

c) Un progetto CIM presuppone una modifica della struttura produttiva

, delle

scelte strategiche e dello stile di management

d) Le “economie di gamma” possono aprire nuove prospettive rispetto

alle economie

di scala, aprendo a maggiori connotazioni di “servizio”

e personalizzazione

.

Ma

non esistono soluzioni complessive CIM “da scaffale”

… la gestione di una fabbrica automatica non è facile

… è importante non guardare unicamente alla

tecnologia

CIME (dove la E significa Enterprise, End

user

,

Engineering

,

Each

)Slide22

Automazione nelle aree di

produzione

L’automazione nella produzione, non è limitata

all’automazione dell’attività

di trasformazione produttiva ma si estende anche alle

attività di

pianificazione e controllo della produzione, su 4 possibili livelli:

a) Gestione delle scorte e degli approvvigionamentib) Gestione del piano di produzione (inclusivo dell’analisi costi e del fabbisogno materiali)c) Gestione delle attività previsive

e di controllo avanzamento (

inclusive del

lancio di produzione)

d) Gestione di funzionalità legate a qualità, simulazione/scenari

, distribuzioneSlide23

Impatto dell’automazione

sull’organizzazione

Le soluzioni tecnologiche devono favorire il rafforzamento

della competitività

dell’intera funzione produttiva, anche e soprattutto

rispetto alla

riduzione del time-to-market e al miglioramento della qualità.

Ciò richiede un potenziale di flessibilità da leggersi come:a) Capacità di rispondere quantitativamente (elasticità) e qualitativamente (versatilità o flessibilità di gamma) alle dinamiche della domanda

b) Possibilità di modificare la tipologia di produzione (convertibilità

) attraverso

una riorganizzazione modulare dei processi e

delle tecnologie

c) Forte integrazione tra le diverse attività coinvolte (produzione

, approvvigionamenti

, commercializzazione) per ridurre time-to-market

e livello/costi

scorte

d) Valorizzazione della capacità di fornire prodotti

qualitativamente corrispondenti

alla richiesta del mercatoSlide24

Il modello giapponese

– Toyota

Il modello giapponese = sistema di produzione Toyota / impresa snella

- nato senza poter contare su grandi volumi e economie di scala

delle grandi

imprese americane

- concepito per condizioni di crescita lenta facendo riferimento ad

una grande varietà di modelli.Anni ‘50/’60

Si sviluppa in Toyota progressivamente il nuovo modello produttivo:

- la crisi finanziaria e la necessità di ridurre il capitale investito

- i licenziamenti e poi la necessità di far fronte ad un aumento della produzione

- il modello del supermarket e lo sviluppo del metodo

kan-ban

‘70

Il modello Toyota si estende dalla casa madre alla rete di fornitori e diventa un modello di riferimento, anche se con molte differenze di interpretazione, da parte di altre imprese giapponesi emergenti

‘80

Il successo delle imprese giapponesi sui mercati internazionali (primo tra tutti su quello americano) impone all’Occidente di prendere consapevolezza del nuovo modello produttivo e della sua capacità di raggiungere contemporaneamente elevata qualità, flessibilità e bassi costi

‘90

Il modello giapponese viene valutato più criticamente, ne emergono da un lato i limiti rispetto alla innovatività della tecnologia e alla tensione della personaSlide25

“Pensare all’incontrario”

Il modello giapponese supera i limiti del Taylorismo-Fordismo

pensando all’incontrario” gli assunti tradizionali:

Impostazione Fordista

Impostazione Toyota

Scorte

Sono un elemento di sicurezza per

bilanciare eventuali imprevisti

sono una causa di inefficienza

perché mascherano le anomalie

Flusso di lavoro

non dovrebbe mai interrompersi: le

fermate costosi inutilizzi degli impianti e le anomalie vanno gestite a fine linea

deve essere subito interrotto

appena si verifica un’anomalia per

intervenire alla radice dei problemi

Qualita’

implica un costo elevato perché è

necessario setacciare la produzione e scartare-rilavorare i pezzi difettosi

può ridurre il livello complessivo dei

costi se viene ottenuta come parte

integrante del modo di lavorare

Lotto di

produzione

molto grande, per meglio distribuire i

costi di attrezzaggio

molto piccolo, al limite unitario, per

servire al meglio il mercato senza

creare scorte

Mentre l’impresa fordista punta su una struttura consolidata e sicura

,

il

Toyotismo

si pone come riferimento la precarietà e l’incertezzaSlide26

L’impresa

snella

L’impresa snella si caratterizza per elevati livelli di prestazione in termini di efficienza, qualità, flessibilità con minimo di utilizzo di risorse in termini di uomini, macchine e scorte.

Ruota attorno alla fabbrica “a sei zeri”:

Zero

stock

Riduzione ai minimi livelli delle scorte e delle attività di magazzino grazie ad un sistema logistico impostato secondo le logiche del Just-in-Time

Zero

difetti

Riduzione

della difettosità e delle anomalie grazie ad interventi di prevenzione e miglioramento nella progettazione e nel processo produttivo sviluppati secondo le logiche della Qualità Totale

Zero

tempi

morti

Riduzione

dei tempi di attraversamento del ciclo di produzione andando ad incidere sui momenti in cui il pezzo non viene lavorato (che possono rappresentare fino all’80-90% del tempo totale)

Zero

tempi

di attesa

Miglioramento del livello di servizio al cliente

Zero

cartacce

Riduzione

della burocrazia, del personale indiretto e delle comunicazioni inutili - sistemi informativi molto sofisticati

Zero conflitti

Rapporto “totale” di collaborazione tra management e operativi Slide27

L’impresa

snella

La precarietà e l’incertezza mettono l’impresa in situazioni di

emergenza evitando

che l’organizzazione si sclerotizzi su determinate pratiche

e costringendola

a ricercare continuamente nuovi miglioramenti per

:1) incidere all’origine sulle cause di anomaliaautonomazione

molti macchinari sono progettati in maniera da fermarsi automaticamente al verificarsi della difettosità

autoattivazione

il personale di linea ha la possibilità di fermare la linea non appena identifica situazioni di anomalia

zero scorte

l’assenza di scorte rende impossibile il fatto di coprire il verificarsi delle anomalie attingendo agli stock

2) assorbire velocemente ed efficacemente le anomalie

coinvolgimento

il personale rappresenta l’elemento centrale di flessibilità per

migliorare i propri metodi lavorativi e dedizione (straordinario)

integrazione

il personale è polifunzionale e l’organizzazione del lavoro ruota

attorno al gruppo piuttosto che al singolo individuo

proceduralizzazione

il metodo di lavoro non è casuale e spontaneistico ma al contrario è

molto

proceduralizzato

e ogni anomalia è un’occasione per rimettere

in discussione e migliorare le normeSlide28

JIT - Just in

Time

Gli obiettivi di una produzione JIT sono:

1. Produrre solo ciò che occorre al cliente

2. Produrlo solo col ritmo secondo il quale il cliente ne ha bisogno

3. Produrre con qualità perfetta

4. Produrli istantaneamente eliminando tempi di attesa

non necessari5. Produrre senza spreco di lavoro, di materiali o di impianti6. Produrre con metodi che favoriscano lo sviluppo e laprofessionalizzazione degli uomini

L’adozione

di questo approccio richiede oltre all’adozione di nuove

tecniche di produzione anche un nuovo modo di guardare

al lavoro

.

Il

livello di scorte viene identificato come la cartina di tornasole

dell’efficienza totale del sistema di produzione.Slide29

I principi del

JIT

• Ritmi di produzione al passo col mercato + flessibilità = piccoli lotti

Produrre solo al passo con la domanda del mercato e senza scorte

di produzione

significa costruire parti e prodotti in piccole quantità, produrre

cioè oggi

solo ciò che è richiesto, niente di più. Il lotto ideale è l'unità.• Migliorare il processo per una qualità perfetta al primo tentativoPer assicurare nella produzione un flusso di parti in piccoli lotti, la qualità associata ad ogni operazione deve essere eccellente senza rifacimenti o sostituzioni

, senza sovrapproduzione per compensare scarti o guasti

per irregolarità

.

• Ridurre le operazioni di produzione al minimo

Talvolta si sviluppano apparecchiature e sistemi complessi senza una

sufficiente visione

preliminare di come fare ciò che occorre al momento giusto e

senza errore

. L'obiettivo è di eliminare le attività non necessarie e la complessità.

• Scorte come indicatore dell'efficienza totale

La domanda giusta non è mai “Quali scorte occorrono?”, ma piuttosto “Perché

ci occorrono

delle scorte?”. La presenza di scorte è indice di impedimenti

alla produzione

senza scorte, e quegli impedimenti vanno rimossi.Slide30

Prerequisiti per un sistema

JIT

L'introduzione in azienda e in fabbrica di un sistema JIT richiede di:

• Determinare in anticipo un piano livellato di montaggio finale,

facendo un

po' di tutto ogni giorno con lotti di montaggio tendenti all'unità

così da

bilanciare tutte le operazioni che alimentano il montaggio finale.• Sviluppare un piano principale di produzione basato sul piano finale di montaggio per blocchi giornalieri.• Esplodere il piano principale di produzione, usando distinte base per desumere

i programmi livellati delle operazioni di fabbricazione e

di

sottoassemblaggio

, che alimentano il montaggio finale.

• Aggiustare il piano di assemblaggio finale su basi giornaliere od

orarie per

reagire alle deviazioni dal programma causate da

cambiamenti negli

ordini dei clienti rispetto a ciò che era stato programmato o

da problemi

di produzione.

Su questa base è possibile introdurre un sistema pull che permette di:

Portare

la parte giusta nel luogo giusto e al momento giusto.

Prevenire

la dilatazione dei tempi di attraversamento.

Prevenire

la necessità di mettere scorte in magazzino.Slide31

Il sistema “PULL

La maggior parte delle aziende definisce dei programmi e poi li "

spinge"

nella fabbrica (sistema "PUSH") e poi in relazione ad eventuali anomalie

interviene

sollecitando o riprogrammando.

Il JIT, invece, si basa su un approccio "PULL" (sistema a trazione) doveil materiale è richiamato da chi lo usa e messo a disposizione soloquando serve.

L’approccio JIT è realizzabile solamente se - parallelamente al cambiamento interno all’impresa - si regista anche un forte cambiamento a livello di rapporti e di metodi di lavoro dei fornitori dell’impresa stessaSlide32

Kanban

o schede di controlloSlide33

Modalità operative del sistema a

schede

Le modalità operative sono molto semplici:

• quando un contenitore di parti è selezionato per l’uso dal punto di

stoccaggio in

entrata, la scheda di movimentazione è staccata e sarà riportata al

centro di

rifornimento come autorizzazione per prendere un altro contenitore di parti• quando una scheda di movimentazione è portata ad un punto di stoccaggio in uscita, per prelevare i pezzi, la scheda di produzione è tolta dal contenitore corrispondente. La scheda di movimentazione è attaccata al

contenitore standard

, ed è riportata al punto di stoccaggio in entrata del

centro utilizzatore

per essere rimessa in ciclo.

La scheda di produzione rimossa viene sistemata in una scatola di raccolta

del centro

di produzione che rifornisce. I lavoratori di quel centro

raccolgono queste

schede e ciascuna scheda di produzione è un’autorizzazione a

produrre un

altro contenitore standard pieno di parti, per rimpiazzare quello che è

stato appena

prelevato

In questo modo i materiali sono sincronizzati nel passaggio dalle materie

prime all’assemblaggio

finale.

Il miglioramento nella sincronizzazione del flusso può essere stimolato da

una riduzione

nel numero di schede (e quindi di pezzi) utilizzati nel processo.Slide34

La programmazione livellata

Il

JIT non potendo contare sui polmoni delle scorte deve puntare il più possibile

ad una

programmazione livellata con una “distribuzione armonica di ogni prodotto

in ogni

ora di ogni giorno” per limitare le discontinuità nelle richieste di manodopera

e di materiali.Rispetto alla fase critica del montaggio finale questo significa una produzione contemporanea sulla linea di diversi modelli, con lotti anche unitari e non una produzione sequenziale a grandi lotti

Esempio se le richieste di prodotti finali previste nel mese sono

:

Una

sequenza ripetitiva nel montaggio finale che distribuirebbe equamente questi

4 prodotti

in ogni giorno potrebbe essere:

A-A-B-C-A-A-B-C …

con un ciclo che si ripete, dove ogni richiesta di prodotto è

proporzionalmente rappresentata

in ciascun

ciclo.

Nella domanda reale i numeri non sono mai perfettamente tondi e i

programmi devono

essere arrotondati/approssimati bilanciando la linea rispetto al tempo

del cicloSlide35

La struttura produttiva flessibile

La

realizzazione della produzione senza scorte

richiede una

struttura produttiva flessibile e in particolare:

- Riduzione dei tempi di attrezzaggio con aumento

della flessibilità

.- Revisione del layout dello stabilimento e bilanciamento dei cicli.- Manutenzione preventiva e altri simili programmi

per anticipare

i problemi

.

Questi principi sono importanti anche nel caso

di interventi

di automazione per la messa a regime

della fabbricaSlide36

La riduzione dei tempi di attrezzaggio

Il JIT puntando su produzioni a piccoli lotti richiede frequenti interventi

di riattrezzaggio

della linea, per questo è importante ridurre al massimo i

tempi richiesti

da queste operazioni e quindi tempi/costi di fermo macchina.

Per raggiungere questo obiettivo è possibile:

Modificare il macchinario per favorire rapidi attrezzamenti interni. (connessioni tipo-cartuccia singola, codifiche di colore, connettori multipli, …)Eliminare al massimo possibile il tempo di regolazione.Assicurarsi che l’accoppiamento non richieda regolazioni non necessarie

di posizionamento

Strumentare il macchinario per permettere di raggiungere condizioni

di attrezzamento

senza prove ed errori

Determinare, registrare e contrassegnare condizioni di attrezzamento in modo

tale che esse possano essere facilmente riprodotte con regolazioni discontinue simili alla

sintonia a pulsanti di una radio.

Organizzare “kit” di materiale e la loro sequenza per il montaggio di gruppi

e sottogruppi

in modo da rendere rapido il cambio dal montaggio con una

sequenza mescolata

di modelli.

Esercitare e raffinare le procedure di attrezzamento.Slide37

La riduzione dei tempi di attrezzaggio

Per

ridurre i tempi richiesti dalle operazioni di attrezzaggio e quindi i tempi/costi

di fermo

macchina, è possibile:

a. Studiare le procedure esistenti di attrezzaggio

b. Spostare attività di attrezzaggio con la macchina ferma (attrezzamento interno

) ad attività eseguite con la macchina in produzione (attrezzaggio esterno). Rivedere procedure e layout per predisporle all’attrezzamento interno. Rendere l’attività eseguibile da un solo operatore con metodi

standard. Modificare

macchina, attrezzi e utensili per eseguire più operazioni con

la macchina

in funzione ed eseguire velocemente operazioni con la

macchina ferma

.

c. Eliminare al massimo possibile il tempo di regolazione.

Ridurre

il tempo di attrezzaggio è spesso il risultato di tanti piccoli interventiSlide38

La manutenzione

preventiva

La manutenzione preventiva serve ad effettuare riparazioni e regolazioni

prima che

si verifichino problemi con l'obiettivo di:

1. Ridurre i tempi di interruzione generati da qualsiasi causa;

rendere disponibili

i processi (produttivi) in qualsiasi momento essi siano necessari.2.a. Eliminare regolazioni speciali - o accorgimenti improvvisati - quando si attrezza o si mantiene l'attrezzatura in funzione.2.b. Eliminare il macchinario che genera difetti tenendo le tolleranze operative del macchinario entro intervalli stretti.

3. Allungare la vita del macchinario.

4. Prevenire le situazioni che possono richiedere riparazioni importanti

del macchinario

.

Per

migliorare la manutenzione preventiva è importante:

- tenere un registro degli utensili e del loro stato di efficienza

- tenere un registro dei "corredi" delle attrezzature, es. gli stampi

- incorporare allarmi automatici per rilevare l'usura utensili

- registrare fermi macchina analizzandone le cause

Una

manutenzione preventiva efficace dipende in maniera decisa

dall'attitudine degli

addetti e della loro volontà di supportarla ed applicarlaSlide39

La Fabbrica

Integrata

Il modello europeo alla produzione snella è nella

Fabbrica Integrata

che evidenzia:

un esteso

uso di tecnologie avanzate che consentono di evitare o almeno attenuare lo sfruttamento intensivo della manodopera praticato in Giappone• la ricerca di accordi con il sindacato per il

coinvolgimento consensuale

della manodopera in proposte di miglioramento

il ricorso

a forme di organizzazione modulare

della produzione

(

cellular

manufacturing) per gestire con

rapidità e

flessibilità le anomalie di processo e di prodotto

Ciò

ha permesso sensibili miglioramenti nei valori tipici

della produzione

snella (tempi di allestimento, scorte, tempi

di attraversamento

) sebbene si resti lontani dagli

standard giapponesiSlide40

Struttura della Fabbrica IntegrataSlide41

Le Unità Tecnologiche Elementari

– UTE

L’UTE è la cellula di base dello stabilimento, responsabile

oltre che

della produzione anche dei processi di innovazione

, controllo

,

manutenzioneIl team di UTE è composto da:• il Responsabile, il tecnologo e l’approvvigionatore• i Conduttori di Processi Integrati e gli operaiIl

team di UTE si riunisce frequentemente per tutte le

decisioni inerenti

alla regolazione dei

processi.

L’UTE

si caratterizza per:

l’autonomia

e la responsabilità su un segmento

compiuto del

processo

produttivo;

la

responsabilità sulla qualità del prodotto finale, a risalire

, sulla

manutenzione del processo

.

E’ simile ai gruppi semi-autonomi di lavoroSlide42

L’impatto sulle risorse umane?

L’automazione flessibile impatta sulle professionalità e

sulle competenze

, sulle modalità di gestione delle risorse

umane e

sulla struttura gerarchica

Maggiore

rilevanza di capacità informaticheMaggiori capacità di intervento di “processo” (manutenzione, controllo, coordinamento, innovazione)

ma

anche

-

Maggiore

standardizzazione e proceduralizzazione

Minore

specificità e “mestiere” di alcune fasce

tecnicheSlide43

BREAK-EVEN POINT

L’analisi

del

BEP

"punto

di

pareggio«,

definita anche analisi di redditività Costi – Volumi – Risultati, è una tecnica utilizzata per valutare gli effetti delle scelte aziendali sul reddito attraverso le variazioni dei volumi delle vendite, dei costi di struttura, dei costi

di utilizzo della struttura e

dei prezzi

.

P.S.: il termine costo di struttura deve essere equiparato al costo fisso, mentre il costo di utilizzo della struttura deve essere equiparato al costo variabileSlide44

α

CUS

Quantità prodotte

0

CUS =

cus

* q

I

COSTI

DI UTILIZZO STRUTTURA TOTALISlide45

Esempi di COSTI

DI

UTILIZZO STRUTTURA

materie prime, semi-lavorati;

lavorazioni esterne;

manodopera diretta;

forza motrice;

provvigioni;

trasporti;

imballaggi;

ecc.Slide46

Quantità

prodotte

0

q

1

q

2

1.000 u 5.000 u

€ X

CS

ANDAMENTO DEL COSTO

DI

STRUTTURASlide47

Esempi di COSTI

DI

STRUTTURA

Affitti e canoni relativi agli edifici industriali e commerciali,

affitto di beni mobili,

ammortamenti;

diritto annuale CCIAA, vidimazioni libri sociali,

stipendi tecnici,

costi commerciali e pubblicità,

costi amministrativi,

spese per consulenza,

assicurazioni,

quote associative;

aggiornamento professionale e abbonamenti,

costi per

R&S

,

manutenzione beni aziendali;

pulizie,

vigilanza,

ecc.Slide48

I costi di struttura variano

SOLO

quando la struttura aziendale assume dimensioni diverse; ciò accade in caso di modifica della capacità produttiva.

I costi di struttura hanno valenza strategica.Slide49

La

CAPACITA’ PRODUTTIVA

esprime la quantità massima di prodotto che l’impresa può ottenere, in un determinato momento, sulla base di vincoli tecnici, come numero di dipendenti, potenzialità degli impianti, ecc., e della struttura organizzativa di cui dispone.Slide50

CS

X

2

X

1

Quantità prodotte

CS = X

CS = X

1

CS = X

2

0

ANDAMENTO DEL COSTO

DI

STRUTTURA

IN CASO

DI

AUMENTO DELLA CAPACITÀ PRODUTTIVA AZIENDALE

X

q

1

q

2

Q

q

3

q

4

Q

1

q

5

Q

2

Slide51

Se indichiamo con Q, Q

1

,Q

2

, i diversi livelli della capacità produttiva, osserviamo che i costi di struttura assumono un andamento a gradini: permangono invariati, e pari a X, nell’ambito della capacità produttiva Q, indipendentemente dal livello di produzione.

All’aumentare della capacità produttiva, i costi di struttura si stabilizzano ad un livello superiore, diventando pari a X

1

, e rimangono invariati per i livelli di produzione q

3

e q

4

, compresi tra Q e Q

1

e così via.Slide52

ß

R

(q)

Quantità prodotte

0

I

RICAVI TOTALISlide53

VIII

53

Stati della struttura e relative leggi di funzionamentoSlide54

VIII

54

R(q)

C

t

(q)

C

u

(q)

P(q)

R(q)

C

t

(q)

C

u

(q)

P(q)

CS

CS

q

CS

q

(Stati della struttura e relative leggi di funzionamento …: segue)Slide55

VIII

55

(Stati della struttura e relative leggi di funzionamento …: segue)

q =

CS

MC

P(R)=MC(q -

q)

MC=(p - c

u

)

Le grandezze caratteristiche dello stato della struttura:Slide56

VIII

56

(Stati della struttura e relative leggi di funzionamento …: segue)

R =

CS

TC

P(R)=TC(R -

R)

Le grandezze caratteristiche dello stato della struttura:Slide57

IX

57

LO

ij

(R)

R

1

R

ij

per R=

R

ij

LO

ij

(

R) =

per R =

LO

ij

(

) = 1

La funzione

LO

ij

(R)

L

eva operativa