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L’opera italiana nel - PowerPoint Presentation

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Lopera italiana nel secXIX Rossini Bellini Donizetti Verdi N 19a GRossini Pesaro 1792 Passy 1868 Il successo precoce e folgorante fu pari al durevole dominio esercitato dal suo stile sullEuropa nel primo Ottocento e oltre quando il ID: 764179

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L’opera italiana nel sec.XIX:Rossini,Bellini,Donizetti,Verdi N° 19a

G.Rossini (Pesaro, 1792 – Passy, 1868) Il successo precoce e folgorante fu pari al durevole dominio esercitato dal suo stile sull’Europa nel primo Ottocento e oltre, quando il rossinismo si impose come una categoria assoluta del teatro musicale. In soli 19 anni di carriera - dalle prime farse a Venezia (1810-12) al Guglielmo Tell (1829) – Rossini stabilì i modelli del melodramma italiano e contribuì a stabilire quelli del gran opera parigino. Nei successivi 39 anni (a parte lo Stabat Mater, la Petite Messe Solennelle e alcune composizioni pianistiche, cioè Peccati di vecchiaia ) il maestro fu spettatore della sua gloria.

Le influenzeL’influsso si coglie nella generazione di Bellini, Donizetti e Mercadante , ma anche nel giovane Verdi (anche se tracce di rossinismo si colgono anche nell’ Otello verdiano , una delle ultime sue opere) Fuori d’Italia le influenze rossiniane riguardano anche l’opera comique (compositori come Auber ) l’ operetta di Hoffenbach e il grand opera di Meyerbeer

Perché Rossini lasciò a 39 anni?Secondo lui: perché gli costava troppa fatica comporre, lui che era pigro. Perché l’estetica romantica non gli era congeniale Preferiva il mondo settecentesco dove tutto era immutabile, inverosimile, perfetto e privo di troppi coinvolgimenti emotivi (sentimento romantico) Non sopportava il declamato ottocentesco e lo definiva “abbaiato” Non a caso i suoi cantanti erano spesso contralti femminili travestiti da uomo : un rimpianto del castrato settecentesco

Che cosa rappresenta la musica di Rossini?L’età della Restaurazione, dopo le spinte rivoluzionarie: periodo (come anche nell’ultimo Beethoven) di ripiegamento su se stessi , di disimpegno dalle grandi passioni politico-ideali e di ritorno alla quieta mentalità borghese. Se la musica di Rossini possiede melodie brillanti e immediate, ritmi travolgenti e crescendo inarrestabili , la sua concezione dell’uomo è permeata di ironia e di amarezza che nasconde un certo pessimismo, dove nulla cambia.

Chi è Rossini?Figlio d’arte: mamma cantante e papà suonatore di corno e di tromba Un enfant prodige che si forma a Bologna con il successore di Padre Martini e a nove anni già suonava la viola in orchestra (ma studierà anche le tastiere, il violoncello, il corno e il canto) Dopo i successi a Roma, Venezia, Milano venne chiamato dall’impresario Barbaja nel 1815 a dirigere i teatri napoletani (San Carlo e Del Fondo), dove si unì sentimentalmente alla famosa soprano Isabella Colbran (già legata a Barbaja ), che sposò nel 1822.

La carriera di RossiniLa sua carriera italiana si chiuse l’anno dopo (1823) perché Barbaja non gli rinnovò il contratto. Nel 1822 c’era già stato un acclamato soggiorno a Vienna , l’anno dopo in Inghilterra aveva guadagnato molti soldi, finché decise di proseguire per Parigi dove rimase fino alla morte (tranne qualche periodico viaggio in Italia). Lasciato il teatro d’opera nel 1829, nel 1831 fu colpito da una grave forma di esaurimento e si unì ad una nuova donna (Olimpie Péllissier ) che se ne prese cura amorevolmente. Morì a Passy nel 1868 e le sue spoglie furono traslate in S.Croce a Firenze

La produzioneE’ paradossale che Rossini sia passato alla storia più per la sua produzione buffa che per quella seria, nonostante quest’ultima fosse almeno il doppio della prima, nonostante avesse modificato il modo di scrivere l’opera seria con delle riforme, che attraverseranno tutto il secolo Secondo alcuni studiosi, si ricorda soprattutto la sua produzione buffa perché fu l’ultimo autore italiano a realizzarla in modo tanto consistente .

La produzioneDopo la prima opera seria Demetrio e Polibio (1806), i primi sette anni della sua carriera sono interamente dedicati al genere comico Con le farse in un atto (1810-1813): La cambiale di matrimonio La scala di seta La pietra del paragone L'occasione fa il ladro, ossia Il cambio della valigia Il signor Bruschino, ossia Il figlio per azzardo (1813 )

Alcune opere buffe della sua carrieraL'Italiana in Algeri 22.5.1813  Teatro San Benedetto, Venezia Il turco in Italia 14.8.1814  Teatro alla Scala, Milano Il barbiere di Siviglia 20.2.1816  Teatro Argentina, Roma  La Cenerentola , 25.1.1817  Teatro Valle, Roma

I caratteri dell’opera buffa (C.Casini) Dopo essersi fatto le ossa con le farse in un atto , Rossini diventa il più acclamato operista buffo per la straordinaria bellezza e vivacità dei suoi perfetti meccanismi teatrali. Opere nelle quali si radicalizzano i fondamenti naturali della musica in un’applicazione del sistema ripetitivo, simmetrico ed eufonico (sonorità gradevoli) Con Rossini si cancellano i dati del naturalismo settecentesco (il canto spianato di Paisiello e Cimarosa ) per sostituirvi un dato astratto e immaginario , costituito dalla quasi totale estraniazione della struttura musicale rispetto all’azione e alla verbalizzazione

I caratteri dell’opera buffa (C.Casini) Il testo librettistico risulta sminuzzato, talvolta fino al valore minimo della ripetizione sillabica e risucchiato in una completa musicalizzazione affidata alla vocalità virtuosistica più sfrenata, sospinta nelle sue mirabolanti evoluzioni da un’orchestra iterativa e timbricamente acuminata. Spesso capita che il senso della musica urti sensibilmente contro il senso dell’azione: non è né barocco, né senso dionisiaco, ma ricerca dello scarto comico

I caratteri dell’opera buffa (C.Casini) L’iterazione, spesso formulata nel crescendo , è l’arma principale, specie nei finali d’atto, di questo procedimento rossiniano che rappresenta nello stesso tempo: la vitalità realistica e il suo rovesciamento nell’astrazione. Caratteri generali: Il ritmo tende alla regolarità e viene rinforzato da fenomeni di accumulazione timbrica, in cui le progressive aggiunte di strumenti concorrono nei celebri crescendo a sottolineare l’interazione e in certi casi la ripetitività.

I caratteri dell’opera buffa (C.Casini) La vocalità è depurata da ogni improvvisazione per essere fissata in una scrittura che propone linee invariabili e le inserisce, nello svolgimento generale, sullo stesso piano degli strumenti (alcuni parlano, perciò, di sinfonismo rossiniano) Le armonie sono orientate verso la logica restrittiva entro i gradi armonizzati della scala e, se ammettono bruschi ed elaborati passaggi fra zone differenti, questi vengono comunque incasellati nei luoghi deputati della didattica armonica settecentesca .

Come si struttura un’opera buffaE’ come se fosse divisa in due parti da un punto di vista stilistico: Fratture del recitativo secco evitate: nell’introduzione dell’opera sono concatenati più pezzi chiusi , connessi da recitativi prevalentemente accompagnati e da interventi del coro , sì che le fratture del recitativo secco tendono ad essere evitate per dar luogo ad episodi in cui il tono dell’azione viene fissato con precisione. I pezzi chiusi tradizionali risultano anch’essi ampliati mediante il corso e lo sviluppo prevalentemente iterativo (nelle sue caratteristiche ritmiche, melodiche ed armoniche); la condotta orchestrale tende ad invadere la vocalità risucchiandola in vortici che trascinano i personaggi.

Come si struttura un’opera buffaIl finale d’atto assume proporzioni inusitate non soltanto nell’estensione e nella durata, ma anche nello spessore orchestrale , più ricco di quello settecentesco e nel numero delle voci cui si unisce il coro . Finali celebri: Il finale primo dell’ Italiana in Algeri nel quale vi è una netta prevalenza della scansione melodico-ritmica con una riduzione del testo a nonsense , vale a dire a frammenti onomatopeici privi di senso (simile al terzetto del finale secondo in cui la strano onorificenza conferita al pascià basata sullo strano nonsense linguistico “pappataci”).

I finali celebriGli stessi risultati stranianti si hanno nel primo finale del Barbiere di Siviglia , dove lo scatto dalla realtà alla “ folie organisée et complete” (Stendhal) avviene alla descrizione di un Don Bartolo , “ freddo e immobile come una statua ”; donde si passa ad una meccanicizzazione di tutti i parametri della struttura musicale, senza alcun riguardo ai criteri realistici , se non al suo autonomo e autosufficiente sviluppo: è come se i cantanti diventassero delle marionette. « Il cervello si riduce ad impazzar» canteranno tutti i personaggi sul palcoscenico.

I finali celebriGli stessi risultati stranianti si hanno nel sestetto della Cenerentola , in cui la condotta vocale e orchestrale lascia un piccolo spazio al testo, riducendolo al gruppo consonantico fatto dalla g e dalla r. Ma il passo rivelatore è il secondo finale del Barbiere di Siviglia , quando il vortice della musica, rotante su se stesso e quindi interruttivo della nozione temporale, impedisce che gli eroi della vicenda raggiungano il balcone e la scala per i quali dovrebbero sfuggire alle guardie.

Il Barbiere di SivigliaSoggetto ripreso 30 anni dopo da Rossini, suscitando le ire dei fan di Paisiello che scatenarono il fiasco della prima al Teatro, poi riscattato ampiamente dalle repliche. La prima rappresentazione ebbe luogo il 20 febbraio 1816 al Teatro Argentina a Roma Libretto: libretto di Cesare Sterbini tratto dalla commedia omonima di Beaumarchais . Il contralto Geltrude Righetti Giorgi fu la prima Rosina della storia mentre il ruolo di Almaviva fu affidato al grande tenore spagnolo Manuel García

I personaggiIl Conte d' Almaviva (tenore) Don Bartolo , dottore in medicina, tutore di Rosina (basso buffo) Rosina (contralto) Figaro , barbiere (baritono) Don Basilio , maestro di musica di Rosina , ipocrita (basso) Berta vecchia governante in casa di Bartolo (soprano) Fiorello , servitore di Almaviva (basso) Ambrogio , servitore di Bartolo; un ufficiale , un alcalde , o Magistrato; un notaro ; Alguazils , o siano Agenti di polizia; soldati ; suonatori di istromenti

L’organico2 flauti (anche ottavini), 1 oboe (2 oboi solo nella Sinfonia), 2 clarinetti, 2 fagotti 2 corni, 2 trombe timpani (solo nella Sinfonia), grancassa, sistri chitarre archi.

La trama (I atto)Il conte d' Almaviva è innamorato della bella Rosina , che abita nella casa del suo anziano tutore, don Bartolo, a sua volta segretamente intenzionato a sposarla. Figaro consiglia al Conte di cambiare personalità e fingersi un giovane soldato ( Lindoro ), di cui Rosina si dimostra presto interessata grazie anche ad una bella serenata cantata sotto le finestre della casa del dottore; il barbiere procura inoltre a Lindoro un foglio che ne attesta la temporanea residenza in casa di don Bartolo e tenta di allacciare i rapporti con Rosina .

La tramaDon Basilio, il maestro di musica della ragazza, sa della presenza del conte d'Almaviva a Siviglia, giunge in casa sorprendendo Figaro e Rosina . La ragazza aveva già scritto un biglietto per Lindoro , ma Don Bartolo si accorge che manca un foglio dal taccuino e striglia Rosina . Secondo i piani, il Conte d' Almaviva entra nella casa di Don Bartolo fingendosi un soldato ubriaco , ma crea una tale confusione che arrivano i soldati. Quando però il conte si fa riconoscere di nascosto dall'ufficiale, i soldati si ritirano in buon ordine, lasciando Don Bartolo incarognito.

Il barbiere di SivigliaVisione del I atto [dalla sinfonia all’aria di Figaro e poi Finale (n°14) 8’49’’] del Barbiere di Siviglia con spiegazione di Baricco

L’Italiana in AlgeriL'Italiana in Algeri Dramma giocoso in due atti Il libretto di Angelo Anelli con alcune modifiche di Gaetano Rossi (Rossini riutilizza lo stesso libretto impiegato da Luigi Mosca per la sua Italiana in Algeri del 1808) Prima rappresentazione: Teatro San Benedetto, Venezia, 22 maggio 1813 Ottimo successo, anche grazie alla compagnia di canto.

L’Italiana in AlgeriLa commedia si ispira ad un fatto di cronaca realmente accaduto: la vicenda di Antonietta Frapolli , signora milanese rapita dai corsari nel 1805, portata nell'harem del Bey di Algeri. Mustafà-ibn-Ibrahim e poi ritornata in Italia. Pare che l'allora ventunenne Rossini abbia composto l'opera in soli 18 giorni. L’organico: 2 flauti (anche ottavini) , 2 oboi, 2 clarinetti, 1 fagotto, 2 corni, 2 trombe, grancassa – ARCHI

La trama: scena IConfortata dagli eunuchi, Elvira si lamenta con la confidente Zulma della freddezza del proprio marito. Entra il capitano dei corsari Haly , annunciando l'arrivo di Mustafà . Fattasi coraggio, Elvira tenta di parlare allo sposo, ma il Bey risponde con durezza: è inutile continuare a seccarlo, di lei non sa che farsene. Rimasto solo insieme ad Haly , Mustafà gli comunica la sua decisione di liberarsi di Elvira dandola in moglie al suo giovane schiavo italiano Lindoro . Il Bey è stanco delle proprie schiave e chiede che, pena la morte, i corsari gli trovino una donna italiana, il cui carattere è riconosciuto particolarmente vivace. Il giovane Lindoro , schiavo ad Algeri da ormai tre mesi, medita sulla propria sorte di amante diviso dall'amata e soltanto pensando alla sua cara Isabella riesce a trovare pace. Poco dopo giunge Mustafà che gli comunica la propria decisione di dargli moglie. Lindoro cerca di resistere a tale bizzarra proposta enunciando le qualità che una donna dovrebbe avere per diventare sua sposa, ma il Bey non gli lascia scelta, rispondendo che Elvira le possiede tutte.

La trama: scena IINaufragato per una violenta burrasca, un vascello è abbordato dai corsari. Haly ed i suoi uomini esultano per il cospicuo bottino e per gli schiavi. Tra questi viene subito notata per la straordinaria bellezza l'italiana Isabella. La fanciulla si lagna con se stessa per la sorte avversa e per il pericolo in cui si trova ad essersi imbarcata alla ricerca del fidanzato Lindoro . Subito però si fa coraggio e, tra le parole di ammirazione degli stessi corsari che la vedono perfetta preda per il Bey, decide di utilizzare le armi della seduzione e dell'astuzia per liberarsi da questa situazione. Con Isabella è catturato anche Taddeo, suo compagno di viaggio e spasimante, che per non destare sospetti viene fatto passare per lo zio di lei. Una volta soli, Taddeo e Isabella riflettono sulla loro situazione: Taddeo è in grande agitazione, mentre Isabella ostenta tranquillità; tra i due comincia un diverbio che li vede sul punto di separare le loro strade, ma alla fine optano per la prudenza e si risolvono a rimanere uniti pur sotto le mentite spoglie di zio e nipote.

La trama: scena IIIZulma tenta di avvicinare Elvira e Lindoro che dichiarano di non aver nessuna intenzione di unirsi in matrimonio. Giunge Mustafà che offre a Lindoro la possibilità di ritornare in patria, a patto che porti con se Elvira. Il giovane pur di tornare a casa accetta. Elvira è sconcertata della decisione ed è sul punto di chiederne conto al Bey, quando Haly gli annuncia la cattura della splendida italiana. Mustafà non sta più nella pelle, dopo aver invitato Elvira e Zulma ad affrettare la partenza, si abbandona all'esultanza per la notizia. Elvira intanto è disperata perché sente di amare ancora Mustafà , e a Lindoro che le prospetta una nuova vita in Italia, ella dichiara di non voler partire senza aver salutato un'ultima volta lo sposo.

La trama: scena IVIl Bey impaziente circondato dagli eunuchi attende l'arrivo della nuova schiava. Haly la annuncia e, come la vedono, tutti i presenti rimangono colpiti dalla sua bellezza. Isabella d'altra parte, capisce subito di poter facilmente avere la meglio sul Bey ed inizia a lusingarlo con una richiesta di consolazione: il Bey si sente già innamorato e a stento riesce a trattenerlo Haly . Intanto si fa avanti Taddeo rivendicando, in qualità di zio, di poter stare vicino alla nipote. Giungono Lindoro , Elvira e Zulma per salutare il Bey prima della partenza; Isabella subito riconosce l'amato Lindoro e lo stupore dei due non sfugge ai presenti che però non capiscono. Tosto Isabella riprende l'iniziativa chiedendo a Mustafà chi è la donna con Lindoro . Il Bey spiega le sue intenzioni circa il matrimonio tra Lindoro ed Elvira. Isabella gli risponde che quello di ripudiare la moglie è un costume talmente barbaro che non potrebbe mai amare l'uomo che lo mettesse in atto. Tra lo stupore dei presenti, Isabella riesce così ad ottenere da Mustafà che Elvira rimanga ad Algeri e che Lindoro diventi suo schiavo personale.

La produzione buffaSeguono capolavori a getto continuo nel genere buffo: L'Italiana in Algeri (Teatro San Benedetto, Venezia, 22 maggio 1813) Il barbiere di Siviglia (Teatro Argentina, Roma, 20 febbraio 1816, col titolo Almaviva , o sia l'inutile precauzione ) La Cenerentola, ossia La bontà in trionfo (Teatro Valle, Roma, 25 gennaio 1817) La gazza ladra (Teatro alla Scala, Milano, 31 maggio 1817) appartenente al genere dell’opera semiseria

L’Italiana in AlgeriFinale I atto: i personaggi che diventano delle marionette Terzetto II atto: tutto basato sul nonsense linguistico pappataci (non è un riferimento all’insetto, ma è una sorta di titolo nobiliare, impiegato per la sua forza onomatopeica)

Italiana in AlgeriVisione Italiana in Algeri dal n°16 ( DVD n°1) Finale primo atto (20 minuti circa) e terzetto “Pappataci” (dal n° 17 DVD n°2, 9 minuti circa)

Il genere semiserioUn genere intermedio di teatro musicale, il semiserio, venne coltivato da Rossini nella: Gazza ladra (1817) e nella Matilde di Shabran (1821). L’aggettivo semiserio indicava una categoria precisa di opere in cui erano prescritti: L’ambientazione borghese di una vicenda drammatica, ma a lieto fine (simile all’ opera a sauvetage francese) Tratto stilistico caratteristico : la conservazione del recitativo secco , accanto a quello accompagnato.

Il genere semiserioSi trattava, insomma, della forma dell’opera seria applicata ad un argomento di commedia, in cui il posto dei personaggi metastasiani viene preso da personaggi quotidiani . Si alternano situazioni drammatiche con situazioni comiche. Questo genere sopravvisse fino alla Linda di Chamounix di Donizetti

La produzione seriaTancredi (Teatro La Fenice, Venezia, 6 febbraio 1813) Otello (Teatro del Fondo, Napoli, 4 dicembre 1816) Mosè in Egitto (Teatro San Carlo, Napoli, 5 marzo 1818) La donna del lago (Teatro San Carlo, Napoli, 24 ottobre 1819) Maometto secondo (Teatro San Carlo, Napoli, 3 dicembre 1820) Semiramide (Teatro La Fenice, Venezia, 3 febbraio 1823), ultimo melodramma composto per l’Italia

Caratteristiche del genere serioLa forma dell’opera seria viene conservata nei suoi aspetti più rilevanti. Condotta scenica destinata al lieto fine , edificante Lo svolgimento per alternative molto ben contrastate: recitativo secco con azione quasi recitata; stasi drammaturgica durante le arie (che rappresentano uno stato d’animo, un affetto preciso) Vocalità virtuosistica attribuita a voci acute, quali simboli della tragicità e impiego dei castrati

Caratteristiche del genere serioInnovazioni del Guglielmo Tell (peraltro presenti anche in altre opere precedenti) ci conducono dall’opera seria (con i temi classicistici) al melodramma ottocentesco (con vicende storiche e anfratti relazionali decisamente più realistici) E’ come se fosse partito da un atteggiamento retrivo (dove la musica deve rispettare soprattutto delle simmetrie compositive) per poi venire attratto irresistibilmente verso risultati progressisti.

Esempi del passaggio tra un’estetica e l’altraTancredi (1813) : cavatina di “Tanti palpiti” rappresenterà per tutto l’Ottocento l’emblema della passione amorosa ; così come il finale tragico anticiperà i caratteri del finale ottocentesco . Mentre alcune opere realizzate per la grande soprano Colbran (Adelaide di Borgogna, 1817; Bianca e Faliero , 1819 e Zelmira , 1822) rappresentano un ritorno al passato con l’impiego di materiali che passano da un’opera all’altra (estetica settecentesca del “pasticcio”; pigrizia dell’autore)

Riassumendo: elementi classici in Rossinia) impiego della voce di castrato (usando le donne travestite da uomini, peraltro) b) scarso coinvolgimento emotivo del pubblico (la musica deve convivere con la parola ma deve adempiere una sua diversa funzione [vedi diapositiva seguente]) c) amore per i soggetti buffi e brillanti d) tendenza a optare per il lieto fine anche nelle opere serie (finale Semiramide ) e) tendenza al riutilizzo di scene o brani strumentali da un’opera all’altra f) tendenza verso il belcantismo g) importanza data ai pezzi d’insieme (deriva dal dramma giocoso settecentesco) (Sestetto da La Cenerentola)

La parola a Rossini«Mentre le parole e gli atti esprimono le più minute particolarità degli affetti, la musica si propone un fine più elevato, più ampio, più astratto . La musica allora è, direi quasi, l’atmosfera morale che riempie il luogo, in cui i personaggi del dramma rappresentano l’azione. Essa esprime il destino che li persegue, la speranza che li anima, l’allegrezza che li circonda, la felicità che li attende, l’abisso in cui sono per cadere; e tutto ciò in un modo indefinito, ma così attraente e penetrante, che non possono rendere né gli atti, né le parole ». ( G.Rossini )

Elementi romantici in Rossini: più presenti da quando arriverà a Parigi a) importanza della “scena” (declamato) come occasione di “scavo psicologico” del o della protagonista; b) organizzazione delle scene secondo il principio della “solita forma” c) introduzione di elementi “irregolari” all’interno della “solita forma” (scena da Semiramide )

La nuova articolazione dell’opera: “la solita forma” Schema ripreso dal musicista di origine tedesca Simon Mayr , che lo aveva già impiegato. Scena = recitativo spesso accompagnato con impiego di coro o di un “pertichino” (la “spalla” del protagonista) Cantabile = sezione lenta dell’aria Sezione intermedia (in seguito definita tempo di mezzo) = parte nella quale avvengono delle novità che scatenano la successiva cabaletta Cabaletta = sezione veloce dell’aria nella quale si scarica la tensione

La nuova articolazione dell’operaIncremento dei pezzi d’assieme Tendenza a costituire grandi scene unitarie Abolizione del recitativo secco (da Elisabetta, regina d’Inghilterra, 1815 ) in favore di un recitativo accompagnato sempre più drammatico Impiego – anche nell’opera seria – di un finale concertato costituito dalla seguente articolazione: Allegro Largo di stupore Stretta

ParigiIl viaggio a Reims, (Teatro degli Italiani, Parigi, 19 giugno 1825) Ivanhoé (Teatro de l'Odéon, Parigi 15 settembre 1826, pastiche) Le siège de Corinthe , rifacimento di Maometto secondo (1826) Moïse et Pharaon , rifacimento di Mosè in Egitto (1827) Le Comte Ory (1828) Guillaume Tell (Teatro dell'Accademia Reale di Musica, Parigi, 3 agosto 1829)

Le opere francesiNelle opere francesi Rossini riprende in parte lavori già scritti in Italia e : amplia l’organico dei complessi orchestrali e corali ; fa riferimento allo stile sontuoso della Vestale e del Ferdinad Cortes di Spontini , alla drammaticità di Gluck e a quella di Cherubini

Elementi romantici nel Guglielmo Tell a) ambientazione nordica di alcuni soggetti (per es : Guglielmo Tell – Donna del Lago); b) ambientazione popolare (nozze tra pastori, benedette dall’anziano Melcthal ) e impiego ranz des vaches (melodie dei mandriani svizzeri) , che costellano il melodramma c) natura (Alpi) dipinta a forti tinte ( tempesta del IV atto) d) inni alla libertà (giuramento II atto e inno alla libertà del IV atto) e) il coro come personaggio collettivo

Guglielmo Tell Guglielmo Tell , Guillaume Tell è l'ultima opera composta da Gioachino Rossini. Il libretto fu tratto dal dramma omonimo ( Wilhelm Tell ) di Friedrich Schiller e dal racconto La Suisse libre di Jean-Pierre Claris de Florian ed elaborato inizialmente da Étienne de Jouy , in seguito da Hippolyte-Louis-Florent Bis. Il libretto originale è in francese , mentre successivamente fu approntata un versione italiana per l’esecuzione a Lucca (1831) La prima rappresentazione ebbe luogo al teatro dell'Opéra di Parigi il 3 agosto 1829.

Guglielmo TellIl Guglielmo Tell è un lavoro di proporzioni imponenti. Nell'edizione filologica, senza tagli , la sua durata si estendeva a quasi quattro ore . In quattro atti , con azioni coreografiche, momenti di danza e scene spettacolari , rappresenta di fatto l'atto di nascita di quello che verrà definito il genere francese del Grand Opéra . Il filo conduttore della complessa trama è costituito dal processo di liberazione del popolo svizzero dalla dominazione austriaca . Figura principale è il leggendario Guglielmo Tell che guiderà il suo popolo verso la libertà.

I personaggiGuillaume Tell , congiurato svizzero (baritono) Arnold Melcthal , congiurato svizzero (tenore) Walter Furst , congiurato svizzero, (basso) Melcthal , padre di Arnold (basso) Jemmy , figlio di Guillaume Tell (soprano) Gesler , governatore dei cantoni di Schwitz et d'Uri (basso) Rodolphe , capo degli arcieri di Gesler (tenore) Ruodi , pescatore (tenore) Leuthold , pastore (basso) Mathilde , principessa degli Asburgo, destinata a governare la Svizzera (soprano) Hedwige , moglie di Guillaume Tell (mezzosoprano) Un cacciatore (basso) Coro

Ouverture che sintetizza tutta la vicendaL'opera è famosa anche per l'ouverture che sintetizza tutta la vicenda, articolata in quattro movimenti : il dialogo cameristico tra violoncelli solisti (novità! anche perché il cello viene spesso affiancato al cantante nelle arie più importanti); lo scatenarsi della tempesta; l'"andante pastorale" con la melodia del corno inglese contrappuntata dal flauto; la fanfara aperta dalle trombe e sviluppata da tutta l'orchestra in un finale trascinante

Atto quartoQuadro primo: davanti all’abitazione di Melchthal . Nella casa paterna, Arnoldo medita di vendicare l’uccisione di Melchthal e di liberare Guglielmo. Intanto pensa con rimpianto ai giorni felici. Giungono i popolani, che vogliono liberare Guglielmo. Arnoldo rivela loro il nascondiglio delle armi. Quadro secondo: presso il lago dei Quattro Cantoni. Matilde riporta Jemmy alla madre e si offre in ostaggio per la liberazione di Guglielmo. Jemmy incendia l’abitazione di Guglielmo, dando così il segnale della rivolta. Edwige e le donne pregano per la vita di Guglielmo. Giunge Leutoldo , che afferma di aver visto una barca con Gessler e Guglielmo prigioniero. Il lago è scosso da una terribile tempesta. Guglielmo riesce ad accostare l’imbarcazione alla riva e, d’un balzo, si mette in salvo su uno scoglio, spingendo verso il largo la barca sulla quale sono Gessler e i soldati. La barca di Gessler affonda, ma il tiranno cerca di guadagnare la riva. Guglielmo lo trafigge con una freccia. La tempesta va calmandosi progressivamente. Arnoldo, Gualtiero e i popolani armati recano la notizia che Altdorf è stata conquistata. La Svizzera è libera. Il popolo esulta. Anche la tempesta si placa definitivamente e torna a splendere il sole.

Guglielmo TellVisione DVD n°2 da SCENA E TEMPESTA FINALE (20 MINUTI CIRCA)

Bellini e Donizetti: due personalità a confronto Bellini scrive poco per scelta e ha una vita breve . Ama la vita mondana a Milano e a Parigi . La caratteristica principale del suo stile è la bellezza delle melodie Non scrive altro che opere Donizetti nasce in una famiglia povera e viene aiutato negli studi da una borsa di studio Scrive moltissimo e si occupa di opera seria, sia di opera buffa, ma anche di produzione strumentale. Grazie ad un amico entra nel mondo dell’opera Fa una gara con un editore per comporre 12 opere in tre anni. Muore dopo una lunga depressione.

Vincenzo Bellini (Catania, 3 novembre 1801 – Puteaux, 23 settembre 1835) Siciliano , allievo del Conservatorio di Napoli (Nicola Zingarelli ), sviluppa la sua carriera attraverso i soliti centri, cari agli operisti dell’Ottocento: Milano, dove si trasferisce a partire dal 1827 al 1833 , quando aveva scritto solo tre opere; prima commissione da Domenico Barbaja , che era nel CDA del Teatro alla Scala. Londra, 1833 , solo per alcuni mesi. Parigi, dal 1833 al 1835, quando morì prematuramente in una villa isolata di Parigi, presso Puteaux , per un male misterioso.

Gli insegnamenti di ZingarelliBellini (che ebbe come compagno Francesco Florimo , futuro bibliotecario del Conservatorio di Napoli) fu educato da Zingarelli allo studio dei musicisti napoletani, allo studio di Haydn e di Mozart. Zingarelli sosteneva che la “melodia doveva essere esposta nel modo più semplice possibile” Ascoltiamo l’incipit (primi 5 minuti) del Salve Regina (scaricata da internet) di Pergolesi per capire a quale semplicità faceva riferimento

La sua produzione: tutto in 10 anniAdelson e Salvini (febbraio 1825 , Teatrino del Conservatorio di San Sebastiano, Napoli - in 3 atti); 2a versione: modificata a più riprese ma allestita solo il 23 settembre 1992 al Teatro Bellini di Catania (in 2 atti) Bianca e Gernando (30 maggio 1826, Teatro San Carlo, Napoli) 2a versione: Bianca e Fernando (7 aprile 1828, Teatro Carlo Felice, Genova) 1 . Il pirata (27 ottobre 1827, Teatro alla Scala, Milano ) : GRANDE SUCCESSO grazie alla bravura del librettista Felice Romani e del tenore Giovan Battista Rubini 2. La straniera (14 febbraio 1829, Teatro alla Scala, Milano) 3. Zaira (16 maggio 1829, Teatro Ducale, Parma) 4. I Capuleti e i Montecchi (11 marzo 1830, Teatro La Fenice, Venezia) 5. La sonnambula (6 marzo 1831, Teatro Carcano , Milano) 6. Norma (26 dicembre 1831, Teatro alla Scala, Milano), portata al successo dalla soprano saronnese GIUDITTA PASTA 7. Beatrice di Tenda (16 marzo 1833, Teatro La Fenice, Venezia) 8. I puritani (24 gennaio 1835 , Théâtre Italien , Parigi)

I suoi capolavoriAl contrario di Rossini e degli altri colleghi, Bellini decide di lavorare con deliberata parsimonia . La scarsa quantità di opere, infatti, non dipese tanto dalla brevità della sua vita, quanto dalla decisione di scriverne non più di una all’anno “ persuaso come sono che gran parte del [loro] successo dipenda dalla scelta di un tema interessante, da accenti caldi di espressione, dal contrasto delle passioni” (come si legge in una sua lettera. Capolavori, realizzati con i libretti di Felice Romani : Sonnambula (1831), Norma (1831) e Puritani (1835)

Chi è Bellini?Una personalità che sapeva godersi la vita e che amava frequentare i salotti milanesi e parigini , stringendo amicizia con personalità del calibro di Chopin e del poeta Heine . Grande aiuto al successo delle sue opere derivato dalla grande fama di celebri soprano come Giuditta Pasta, Giuditta Turina e Maria Malibran . Ottima collaborazione con Felice Romani con il quale scelgono di approfondire nei capolavori differenti stati emotivo-poetici: il tono idilliaco nella Sonnambula ; il genere tragico nella Norma ; il genere epico-amoroso nei Puritani.

Elementi stilisticiCon la sola eccezione dell' Adelson (la prima opera), Bellini non usò più il recitativo secco; l'aria col da capo è pure inesistente nella sua opera . Il disegno intrinseco della frase si allarga , i periodi sono più tormentati e più protesi alla ricerca di una espressività più intensa, e, soprattutto, la rigida distinzione fra recitativo e aria comincia a dar luogo a una forma, il declamato arioso che caratterizzerà il melodramma ottocentesco, assieme alla cosiddetta “solita forma”. In questa attenzione verso il declamato si sono viste delle affinità anche con la tragedie lirique di Spontini .

I limiti della sua poeticaE’ stato osservato, però, che Bellini, nonostante sia stato uno dei più ispirati creatori di belle melodie Verdi scrisse: “Vi sono melodie lunghe, lunghe , lunghe come mai nessuno ha fatto prima di lui” ( Chopin , suo amico, venne ispirato sicuramente; così come Wagner in una delle sue ultime opere come il Tristano e Isotta ) non fu né un grande armonizzatore, né un grande orchestratore; inoltre anche le sue scelte ritmiche rivelano una certa semplicità e rozzezza ( hanno scritto che si è limitato ad impiegare il tempo di berceuse )

La bellezza della melodia bellinianaLa bellezza della melodia belliniana sta nella sua semplicità , superando peraltro i canoni classicisti della quadratura strofic a, fondata sulla proposta e sulla risposta, orientandosi, invece, sullo sviluppo e sull’evoluzione di una linea, che difficilmente conosce ripetizioni e riprese. Sempre Claudio Casini parla di affinità tra le melodie belliniane, il ripiegamento dell’artista su se stesso (come Foscolo che inaugura la vocazione per l’esilio) e la poesia sepolcrale inglese: del resto siamo nel pieno periodo della Restaurazione

Elementi romantici in Bellini1. Ricerca di soggetti tragici (vedi Norma) – “ Piangere, morire e inorridire cant ando” 2. Semplificazione dell’accompagnamento orchestrale 3. Basi psicologiche del belcantismo femminile (follia, innamoramento, preghiera…) 4. Vocalità eroica del tenore (il do di petto introdotto da Duprez nel Guglielmo Tell di Rossini) 5. Il coro come personaggio collettivo (popolo… nazione) ( Guerra, Guerra nella Norma )

NormaMelodramma in due atti Libretto: Felice Romani Prima rappresentazione: Teatro alla Scala, 26 dicembre 1831 Il soggetto , scelto appositamente e con grande cura da Bellini e Romani, si appoggia ad una tragedia francese che aveva incontrato a Parigi un grande successo qualche anno prima Trama: L'azione si svolge nelle Gallie , all'epoca della dominazione romana. Nell'antefatto la sacerdotessa Norma , figlia del capo dei Druidi Oroveso , è stata l'amante segreta del proconsole Pollione , dal quale ha avuto due figli , custoditi dalla fedele Clotilde all'insaputa di tutti.

PersonaggiPollione, proconsole di Roma nelle Gallie (tenore) Oroveso , capo dei druidi (basso) Norma , druidessa, figlia di Oroveso (soprano) Adalgisa , giovane ministra del tempio di Irminsul (soprano) Clotilde , confidente di Norma (soprano) Flavio , amico di Pollione (tenore) Due fanciulli , figli di Norma e Pollione (recitanti) Druidi, Bardi, Eubagi , sacerdotesse, guerrieri e soldati galli

I temi della NormaTre nuclei tematici: 1° tema: sacerdotessa druidica, che per amore infrange i voti 2° tema dell’ infanticidio che risale alla Medea di Euripide (tanto successo aveva avuto anche la Medea di Cherubini nel 1797 a Parigi), ma che era stato ripreso dal teatro degli st ürmer con L’Infanticida di Henrich Leopold Wagner (E’ la storia della figlia di un macellaio che – dopo essere stata ingravidata da un tenente, il quale scappa dalle sue responsabilità – decide di disfarsi della creatura conficcandogli uno spillone nelle tempie) 3° tema: motivo celtico-barbaro con la celebrazione degli antichi fasti nella sacra foresta druidica (poesie del bardo Ossian scritte da Mc Pherson )

Compenetrazione tra pubblico e privatoUno degli elementi che colpisce di quest’opera è la compenetrazione tra due piani: i l piano pubblico dei momenti rituali collettivi; q uello privato in cui agiscono affetti personali e si muovono le passioni: Norma è sacerdotessa, la guida del suo popolo, ma anche amante appassionata e madre tenera

AscoltiCasta Diva (cavatina di Norma con l’accompagnamento del flauto traverso) cantata da Maria Callas (Scaricata da Internet 9’ circa) Guerra Guerra ! (scaricata da internet 2’30’’): i toni rudi di Bellini Concertato finale da «I Puritani»: parte concepita per il tenore Rubini, che possedeva un registro amplissimo (nella versione originale dovrebbere raggiungere non solo il DO, ma spingersi fino al FA (che Pavarotti raggiunge in una sorta di falsetto)

Giuditta Pasta

La primadonnaGiuditta Pasta (Saronno, 1797 – Como, 1865) fu una delle primedonne più celebri dell’Ottocento . Allieva del Conservatorio di Milano, sposò un tenore e iniziò la sua carriera al King’s Theatre di Londra. Ebbe una brillante carriera (all’epoca avere una figlia complicava notevolmente le possibilità di successo) prima nei teatri italiani per arrivare a Parigi, Londra, in Russia e in Polonia. I suoi cavalli di battaglia furono l’Otello di Rossini e la Norma (nelle sue repliche, perché alla prima non riuscì a partecipare)

Giovanni Battista Rubini Nel ruolo del protagonista nei Puritani

Il tenore: Giovanni Battista RubiniGiovanni Battista Rubini (Romano di Lombardia, 1794  –  ivi  1854) è stato un tenore italiano, vera leggenda dell'opera lirica del primo  Ottocento per l’ampiezza del suo registro vocale (raggiungeva il DO e nei Puritani anche il FA) e la bellezza della sua emissione. Lanciato dall’impresario D.Barbaja nei teatri napoletani, iniziò più avanti il suo sodalizio artistico con Bellini , che scrisse per lui il ruolo di protagonista nel Pirata, nella Sonnambula e nei Puritani.

Gaetano Donizetti (Bergamo, 1797 – 1848) Figlio di famiglia povera, penultimo di sei figli, vive nello squallore del sotterraneo in una casa popolare della città alta . Si forma presso la Congregazione di Carità con Simone Mayr e riceve una borsa di studio per continuare le sue lezioni a Bologna (con Padre Mattei , il successore di Padre Martini); apprendistato con la musica di Mozart e Gluck . Da giovane si esibisce come contraltista e come violinista (scriverà anche dei quartetti per archi , che evidenziano la sua ammirazione per Haydn e Mozart); anche Verdi scriverà un quartetto, ma in tarda età.

Gaetano Donizetti: l’incontro che gli cambia la vita L’incontro con l’amico d’infanzia Bartolomeo Merelli (librettista e futuro impresario alla Scala) lo introduce nel mondo dell’opera, esordendo al Teatro San Luca di Venezia nel 1818 con l’ Enrico di Borgogna. Quattro anni dopo (1822) ha un grande successo al teatro Argentina di Roma con Zoraide di Granata . Il pubblico apprezza la bella vocalità , piena di agghindamenti virtuosistici e la grandiosità degli ampi concertati.

Gaetano DonizettiViene scritturato prima a Napoli e poi alla Scala di Milano, incontrando il librettista Felice Romani. L’incarico come direttore stabile (1525-26) presso il teatro di Palermo gli consente di divulgare il proprio repertorio, accanto a quello di Rossini, Spontini e Cimarosa . Amicizia con Bellini nel 1826 a Napoli e grande stima reciproca. Domenico Barbaja , impresario a Napoli, Vienna e Milano gli offre un contratto “pazzesco”: 12 opere in 3 anni. Durante gli anni ‘30 riscuote grande successo a Milano anche perché Rossini e Bellini si trovavano a Parigi.

Gaetano Donizetti: il successo e la celebrazioneNel 1834 Rossini gli commissiona un’opera per il Theatre Italienne : grande successo del Marino Faliero (1835) Nel 1835 dall’incontro con il librettista Salvatore Cammarano nascerà il suo grande capolavoro: Lucia di Lammermoor , messa in scena al teatro San Carlo il 26 settembre 1836 Nel 1836 – nonostante i lutti (genitori, figlio) e le frustrazioni (negata la direzione del Conservatorio di Milano) - continua una frenetica attività compositiva .

Nel 1836 i primi sintomi della malattiaIn quell’anno (1836 ) iniziano i sintomi della depressione psichica, ma continuano i viaggi e le affermazioni artistiche (Parigi, Vienna e principali teatri italiani). Morirà a Bergamo nel 1848 e l’autopsia rivelerà un’affezione cerebro-spinale e un’eccezionale grandezza della calotta cranica. Guadagnerà molti soldi in Francia, grazie al sistema dei diritti d’autore, non ancora in uso in Italia.

La produzioneOpere comiche: L’elisir d’amore (1832) Farse in un atto : Il campanello dello speziale (1836) Genere semiserio : Linda di Chamounix (1842) Opera comique : La fille du regiment (1840) Grand opera : Les martyrs (1840) Opere serie (melodrammi ottocenteschi): Anna Bolena (1830), Lucrezia Borgia (1833), Lucia di Lammermoor (1835), il suo capolavoro

Lo stileRiferimenti si ritrovano allo stile di Rossini (anche perché iniziò la sua attività solo qualche anno dopo il pesarese e perché spaziò in tutti i generi melodrammatici), ma gradualmente acquisì una propria identità nella quale - alla già straripante attività operistica (70 lavori teatrali) - vanno aggiunte: romanze da camera e 28 cantate musica vocale religiosa (tra cui la Messa da Requiem per Bellini) pezzi sinfonici 19 quartetti per archi

Perché tanta prolificità?Esigenze dei tanti teatri di provincia italiani che volevano opere sempre nuove. Grande mestiere dell’autore che aveva un’ottima preparazione e una grande facilità di scrittura (concezione pragmatica del musicista artigiano settecentesco; mentre Bellini era più figlio del romanticismo e dell’ispirazione che doveva maturare gradualmente) Forse anche la malattia mentale influì sulla sua voglia di scrivere sempre ( prima della depressione, di solito, si sviluppa una sorta di delirio di onnipotenza )

Le opere comicheNelle due opere comiche sono molto evidenti i riferimenti allo stile rossiniano: Nell’ Elisir d’amore il protagonista, Dulcamara, possiede tutti i tratti tipici del buffo tradizionale Addirittura nel Don Pasquale (1843) – composto per il Teatre Italienne , una sorta di little Italy francese - il tema stesso (il vecchio tutore che si innamora della giovane pupilla) rievoca l’opera buffa di un secolo prima : sembra una sorta di compendio dei caratteri della comicità italiana settecentesca.

Le opere francesiLa duttilità di Donizetti si esalta, inoltre, nelle opere francesi ( La fille du regiment , Favorite, Les martyrs ), dove l’autore aderisce perfettamente ai calchi parigini , senza rinunciare ad introdurre varianti in stile italiano soprattutto nella Favorita.

Un epigono e un innovatore (C.Casini) Da una parte , quindi sembra essere un epigono di un genere ormai in decadenza (opera comica), sapendo cogliere ed esaltare le qualità migliori del rossinismo (per la vocalità sempre virtuosistica, che tanto piaceva ai cantanti; per quell’effetto di straniamento che tanto piaceva al pubblico); d all’altra (e siamo al genere serio) sembra che si sia avvicinato alla forza espressiva del giovane Verdi per come conduce il passaggio tra recitativo e pezzo chiuso : non più come due entità dialettiche contrapposte, ma come una somma di impulsi che producono un esito liberatorio finale.

Elementi romantici in Donizetti: a) fine orchestratore : sicuro intuito timbrico-strumentale b) preferenza verso i soggetti tragici e persino “atroci” (Lucia che uccide il suo promesso sposo) c) adozione del do di petto (addirittura il Fa nei Puritani) d) importanza dei pezzi d’insieme non solo nei finali d’atto

Lucia di LammermoorPrima: Teatro san Carlo, 26 settembre 1835 Librettista: Salvatore Cammarano Sceglie un romanzo storico di Walter Schott (The Bridge of Lammermoor ) Trama: E’ il dramma della ragion di stato che contrasta con i sentimenti della protagonista, Lucia , che dovrebbe sposarsi con un potente Lord (secondo la volontà di suo fratello), ma ama invece Edgardo, amore impossibile per l’odio delle due famiglie

I personaggiLord Enrico Ashton (baritono) Lucia , sua sorella (soprano) Sir Edgardo di Ravenswood (tenore) Lord Arturo Bucklaw (tenore) Raimondo Bidebent , educatore e confidente di Lucia (basso) Alisa , damigella di Lucia (mezzosoprano) Normanno , capo degli armigeri di Ravenswood (tenore) Dame e cavalieri, congiunti di Ashton , abitanti di Lammermoor , paggi, armigeri, domestici di Ashton

AscoltiIl dolce suono mi colpì di sua voce….. Ardon gli incensi (la famosa scena della pazzia del terzo atto) (Scaricata da internet 15 minuti) con famoso «passo» del flauto traverso: Lucia , dopo aver ucciso il promesso sposo Arturo, compare in scena con una veste bianca, macchiata di sangue e con i capelli scarmigliati. Il suo sguardo impietrito la rende simile ad uno spettro. L’uditorio si sgomenta e invoca pietà per la donna. Spargi d’amaro pianto (il seguito…): Lucia continua a delirare e prega Edgardo che versi qualche lacrima per lei finché cade esanime nelle braccia di Alisa, la sua ancella.

Chi è Giuseppe Verdi (1813-1901) ?(Roncole di Busseto , 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) Se Bellini è l’uomo delle melodie senza fine, Donizetti il compositore indefesso dal grande mestiere e dalla tecnica raffinata, Giuseppe Verdi è soprattutto l’indagatore della mente dei suoi personaggi ; un compositore che in pochi tratti melodici (le sue melodie facevano cantare tutti: repertorio per organetti e mandolini) e ritmici è capace di tratteggiare con grande efficacia la psiche dei suoi personaggi; un grande uomo di teatro che sceglie con accuratezza il libretto (dopo le prime opere non accetta più di musicare libretti “già pre-confezionati”) e che si occupa personalmente della messa in scena;

Chi è Giuseppe Verdi: lo stile degli iniziSeguace della scuola di canto italiana e figlio della triade (Rossini, Donizetti e Bellini), fa però scomparire gradualmente “il bel canto” d’agilità perché il fondamento del melos verdiano è soprattutto il ritmo ( Basevi , uno dei primi studiosi, parlava di brevi cellule melodico-ritmiche ) Un compositore ancora legato: ad un linguaggio armonico prevalentemente diatonico (che utilizza il cromatismo solo a fini espressivi); ad una orchestrazione figlia del Settecento , dove ogni strumento tende a mantenere una propria identità (flauto, innocenza; oboe, mestizia; tromba, eroismo), ben distante dai grandi impasti timbrici di Weber, Berlioz e Wagner Solo l’ultimo Verdi subirà influenze wagneriane

Giuseppe Verdi (1813 – 1901)Centro della sua attività (pur riscuotendo successi in tutto il mondo) è Milano con il Teatro alla Scala, con l’editore Ricordi e con i salotti (la contessa Maffei in via Bigli ) Milano nel male , quando viene bocciato (pur avendo inoltrato ricorso) all’ Imperial Regio Conservatorio e nel fiasco di Un giorno di regno (1840), unica opera comica (oltre al Falstaff, composta durante gli ultimi anni).

Giuseppe Verdi (Roncole di Busseto , 10 ottobre 1813 – Milano, 27 gennaio 1901) Nasce da una famiglia di agricoltori piacentini e - grazie all’aiuto di un nobile locale, Antonio Barezzi (del quale sposerà la figlia) - riesce a trasferirsi a Milano dove tenta l’ammissione in Conservatorio, ma viene sonoramente bocciato! Studierà privatamente con un maestro concertatore della Scala (sempre grazie alle sovvenzioni di Barezzi ). Una vita alternando insuccessi e affermazioni clamorose: la prima affermazione è del 1839 con l’ Oberto , Conte di San Bonifacio messa in scena alla Scala con successo (ben 14 repliche).

Giuseppe Verdi (1813 – 1901)Poi il clamoroso insuccesso di Un giorno di regno (1840), unica opera comica, oltre al Falstaff , realizzata in un periodo di grandi lutti (moglie, la figlia del suo primo mecenate, Barezzi , e due figli). Pensa addirittura di cambiare lavoro! Poi Bartolomeo Merelli , l’impresario della Scala , gli commissiona Nabucco (1842), che riscuoterà un grande successo, inanellando ben 57 repliche alla Scala, seppure fosse stata realizzata con scenografie riciclate da altre opere . Già nove anni dopo l’opera era passata già in tutti i principali teatri del mondo (New York, San Pietroburgo, Buenos Aires, Copenhagen)

Ascolto: il coro del NabuccoVa’ pensiero

Gli anni di galeraDal 1843 al 1859 seguono anni di lavoro intenso che Verdi stesso definirà anni di galera. Quasi 20 opere, tra cui: I Lombardi alla prima crociata (1843), Giovanna d’Arco (1845) scritte per il Teatro alla Scala Ernani (1844); Attila (1846); Rigoletto (1851); Traviata (1853) per La Fenice di Venezia Macbeth (1847) per la Pergola di Firenze Trovatore (1853) per il Teatro Apollo di Roma I Masnadieri (1847) per Londra Les vêpres siciliennes per l’ Opera di Parigi

Gli anni di galeraDurante gli “anni di galera” Verdi - pur alternando la sua residenza tra Busseto (in estate) e Genova (in inverno) – avrà modo di frequentare il salotto della contessa Maffei nel quale incontrerà il Manzoni (anni ‘40); avrà modo di conoscere di prima mano le opere teoriche sul romanticismo come le Lezioni sull’arte e sulla letteratura drammatica di Schlegel (tradotte nel 1817); sviluppando rapporti assidui con il suo editore Giulio Ricordi

La crisi europea del 1848I fermenti patriottici e la crisi politico-sociale del 1848 si avvertirono in tutta Europa , cambiando alcune abitudini anche per i compositori. Nel regno Lombardo-Veneto aumentarono i controlli della censura (Verdi ebbe difficoltà con Rigoletto per le critiche mosse alla monarchia e alla nobiltà e con il Ballo in maschera perché si metteva in scena la morte di un re di Svezia). Nuova importanza degli editori grazie al sistema dei noleggi con la creazione del cosiddetto repertorio.

Verdi rallentaAnche il nuovo legame con la cantante Giuseppina Strepponi dal 1847 (che diventerà sua moglie nel ‘59) contribuirà a far rallentare l’attività compositiva di Verdi almeno dagli anni 1850 perché: stava diventando più agiato ; stava modificando la sua concezione drammaturgica, che lo portava a far “decantare” nel tempo le sue produzioni

Verdi rallentaPassa del tempo (come diceva lui) “a fare il contadino”, cioè a curare gli interessi della sua tenuta agricola a Busseto , ma anche a: spostarsi verso nuove tematiche (la trilogia popolare di Rigoletto (opera di svolta per le modalità operative e per lo stile e per i temi trattati [vedi approfondimento], Trovatore e Traviata) scrivere grand opéras (La forza del destino, Don Carlos e Aida) (solo il Don Carlos è tale perché in 5 atti e in francese, le altre risentono del clima) rivedere le opere precedenti presentandole in una nuova versione (Macbeth, Simon Boccanegra , Don Carlo in 4 atti)

Verdi rallentaDal 1860 al 1871 in effetti scrive solo tre opere (Forza del destino, Don Carlos e Aida ) Per poi dirigersi verso il quartetto (1873) e verso il genere sacro (pur manifestando un atteggiamento non certo favorevole al cattolicesimo): la messa da requiem (1874) per la morte di Manzoni (tentativo precedente di scrivere una messa con altri 12 compositori per la morte di Rossini: abortito) Dal 1878 al 1887 la produzione rallenterà ulteriormente perché scriverà con i libretti di Arrigo Boito (che fino a pochi anni prima lo detestava) l’Otello e il Falstaff

L’evoluzione dello stile: il giovane VerdiPur partendo da un melodramma debitore nei confronti di Donizetti ( Oberto , conte di San Bonifiacio ) e di Rossini (Un giorno di regno) il giovane Verdi si caratterizza fin dalle prime opere per uno stile molto squadrato e un po’ rozzo con i personaggi angolosamente tratteggiati con melodie di natura marziale ( Oberto , conte di San Bonifiacio ). Con il Jerusalem (1847) - opera scritta per Parigi, riprese I Lombardi alla prima crociata (scritta 1843) facendo modificare il libretto da due francesi (I crociati di Tolosa) – si ispirò allo stile del grand opéra.

Le varie influenze stilistiche E’ stato scritto che la produzione di Verdi sia stata legata a tre influenze precise: 1. Il melodramma italiano (Rossini, Donizetti e Bellini) 2. Il gran opera francese 3. Il teatro di prosa francese

Le categorie proposte da Fabrizio della SetaIl musicologo F. della Seta ha raggruppato la produzione verdiana facendo riferimento – peraltro – ad altre categorie ulteriori. Da una parte la chiara influenza del grand opera con la scelta di opere sviluppate su grandi blocchi monumentali, ma statici : Nabucco, I lombardi alla prima crociata, Giovanna d’Arco, Il trovatore Dall’altra la ricerca di opere estremamente unitarie, basate sull’evoluzione dei sentimenti nei protagonisti (senza diversioni) nel quale riconosciamo i caratteri del dramma romantico moderno: Rigoletto, Traviata

Le categorie proposte da Fabrizio della SetaSempre secondo Fabrizio della Seta Alcune opere Ernani , Macbeth e Un ballo in maschera ottengono la fusione tra i due modelli Otello e Falstaff , invece, - opere dell’ultimo periodo – non hanno più modelli di riferimento ma guardano al raggiungimento della cosiddetta parola scenica, raggiungendo la vicinanza più prossima al dramma parlato. (teatro di prosa francese) Se prima il parlato era una sorta di trampolino di lancio per lo sfogo emozionale del pezzo lirico, ora esso è il brano più coinvolgente e vibrante, mentre le sezioni puramente liriche sono ridotte a piccole dimensioni.

Gli anni di galera: le opere storicheIl successo del Nabucco (1842) porterà Verdi a scrivere opere di taglio storico ( Giovanna d’Arco ‘45 , Attila ‘46 , La battaglia di Legnano ‘49) anche se non siamo proprio sicuri che Verdi si volesse esporre politicamente (lui stesso disse: “ non so nulla di politica ”). Il Ballo in maschera (‘59) – durante il quale fu volantinato il famoso acrostico VIVA VERDI - non possiede nessun legame con la tematica patriottica; E - secondo Surian - queste ultime opere avevano colpito Verdi non tanto per i temi patriottici , quanto per il desiderio di porre in evidenza il conflitto tra i singoli personaggi , agitati tra le più diverse passioni.

Verdi o Solera patriota?Fu invece il librettista Temistocle Solera più vicino alle istanze risorgimentali proprio perché era un fervente patriota e fu lui a scrivere Nabucco, Lombardi, Giovanna d’Arco e Attila. Secondo C.Casini , invece, in Verdi si può riconoscere una evidente vena patriottica, ben chiara soprattutto nella Battaglia di Legnano , che affascinò il pubblico romano durante l’esperienza della repubblica romana (Mazzini, Armellini e Saffi )

La svoltaIn ogni caso, il Verdi giovanile è in grado di utilizzare ancora i modelli dell’opera del passato , realizzata attraverso la successione di pezzi chiusi , ma in qualche caso ( Macbeth ) già si proietta verso il suo futuro stilistico. Nel Macbeth (1847; 1865) inizia a realizzarsi una più stretta adesione della forma musicale al corso dell’azione. Evita cioè un’applicazione meccanica , eludendo strutture troppo statiche e quadrate in modo che possano confluire con scioltezza l’una nell’altra (cantabile e cabaletta, per esempio). Verdi, inoltre, inizia a porre una grande attenzione alla recitazione dei cantanti.

La Tadolini e la parte di Lady Macbeth So che state concertando il Macbeth, e siccome è una opera a cui m’interesso più che alle altre, così permettete che ve ne dica alcune parole. Si è data alla Tadolini la parte di Lady Macbeth, ed io resto sorpreso come Ella abbia accondisceso a fare questa parte. Voi sapete quanta stima ho della Tadolini , ed Ella stessa lo sa; ma nell’interesse comune io credo necessario farvi alcune riflessioni. La Tadolini ha troppo grandi qualità per fare quella parte! Vi parrà questo un assurdo forse!!... La Tadolini ha una figura bella e buona, ed io vorrei Lady Macbeth brutta e cattiva. La Tadolini canta alla perfezione; ed io vorrei che Lady non cantasse. La Tadolini ha una voce stupenda, chiara, limpida, potente; ed io vorrei in Lady una voce aspra, soffocata, cupa. La voce della Tadolini ha dell’angeli co; la voce di Lady vorrei che avesse del diabolico .

La trilogia popolareRigoletto, Trovatore e Traviata si impongono come opere nuove per l’idea di Verdi di concepirle attorno alla sola figura del protagonista (elemento già presente in Lady Macbeth ) . E’ come se l’opera fosse tagliata solo su di lui , evitando di scegliere le parti dei comprimari secondo le classiche esigenze vocalistiche , privilegiando – al contrario l’aspetto teatrale . Inoltre nel Rigoletto Verdi sceglie di attribuire al protagonista la parte più evoluta della propria tecnica drammatico-musicale , vale a dire di condurre il ruolo attraverso una singolare fusione di recitativo e di pezzo chiuso .

Traviata: i prodromi del VerismoInoltre, nella Traviata , il soggetto desunto da un’opera teatrale di Dumas , abbandona le classiche vicende a sfondo storico per affrontare un dramma tutto borghese : una sconveniente storia d’amore tra un nobile e una cortigiana . E’ stata considerata un’opera che per il suo tema scabroso anticipa il verismo e nello stesso tempo una delle opere verdiane nelle quali si concentra maggiormente lo scavo psicologico . Opera contraddistinta un’alta qualità di lirismo drammatico non più caratterizzato da violenti contrasti , ma su sottili notazioni dei sentimenti (dolore, tenerezza e amore).

I grand-opérasDal 1859 Verdi – abbandonati i palcoscenici italiani – si preoccupa di rafforzare la sua fama di operista in Europa e adotta uno stile che risente dell’opera francese . Verdi scrive grand opéras , (‘62) o meglio si ispira al gran opera ne La forza del destino (‘62), e nell’ Aida (‘71), ma l’unico vero gran opera è Don Carlos (‘67): in 5 atti e in lingua francese; mentre un’opera precedente come Il ballo in maschera (‘59) – dove torna alle convenzioni tardo settecentesche della ripartizione dei ruoli tra soprano, tenore e baritono – si caratterizza per il largo uso della danza (già usata – per esempio nei Vespres sicilienne , 1855) , così come si usava in Francia.

Lo sguardo verso due generi lontaniQuartetto (1873) e capacità di scrivere in contrappunto (IV movimento) ASCOLTO (4’29’’) o impiegando un linguaggio sempre più cromatico (I movimento) Messa da Requiem (1874). Verdi – che non aveva di certo un buon rapporto con il clero – decide di dedicare questa messa a Manzoni per l’alta stima che aveva nei suoi confronti. Messa divisa in sette parti: Requiem e Kyrie, Dies Irae , Offertorio, Sanctus, Agnus Dei, Lux Eterna, Libera me Ascolto: DIES IRAE (2’50’’)

Riassumendo: I temi forti: Verdi che – dopo gli anni ‘50 tende a considerarsi più un uomo di teatro, più che un semplice compositore – chiede ai suoi librettisti (dopo Solera , Piave, Cammarano e Boito) libretti appositamente composti ed ispirati ad autentici capolavori letterari : da Schiller (Luisa Miller, Don Carlos); da Hugo (Rigoletto) da Dumas (La traviata); da Shakespeare (Macbeth, Otello e Falstaff) nella quale viene realizzata una commistione inaudita tra comico e tragico

Riassumendo: le conquiste dello stile tardoLo stile tardo. Orchestrazioni sempre più raffinate Fraseologia sempre più libera e meno quadrata Armonia sempre più duttile con un cromatismo ai limiti della tonalità Non vuole abolire le forme chiuse (come farà Wagner), ma impiegarle con la massima libertà : rinuncia alla meccanica alternanza tra; cantabile e cabaletta che tendono a saldarsi nella scena iniziale dilata le parti più libere (e centrali) come il tempo d’attacco e il tempo di mezzo.

Otello e FalstaffCon Otello e Falstaff Verdi – ormai ottantenne – si spinge al vertice estremo del suo percorso espressivo verso la cosiddetta ricerca della parola scenica, raggiungendo la vicinanza più prossima al dramma parlato. Se prima il parlato era una sorta di trampolino di lancio per lo sfogo emozionale del pezzo lirico, ora esso è il brano più coinvolgente e vibrante, mentre le sezioni puramente liriche sono ridotte a piccole dimensioni

RigolettoLibretto: Francesco Maria Piave Fonti letterarie: Victor Hugo, Le Roi s' amuse Prima rappr .11 marzo 1851 TeatroTeatro La Fenice, Venezia Personaggi Il Duca di Mantova (tenore) Rigoletto , suo buffone di Corte (baritono) Gilda , figlia di Rigoletto (soprano) Sparafucile , sicario (basso) Maddalena , sorella di Sparafucile (contralto) Giovanna , custode di Gilda (mezzosoprano) Il Conte di Monterone (baritono) [1] Marullo , cavaliere (baritono) Matteo Borsa , cortigiano (tenore) Il conte di Ceprano (basso) La contessa di Ceprano (mezzosoprano) Un usciere di corte (basso) Un paggio della Duchessa (soprano) Cavalieri, dame, paggi, alabardieri (coro)

Trama Rigoletto , deforme e pungente buffone di corte, che si burla con cattiveria di tutti e trama, all'occasione, scherzi e vendette crudeli; ha una figlia "segreta", che è la luce dei suoi occhi, avuta dalla donna amata ormai morta. Duro e crudele con tutti con la figlia Gilda, Rigoletto è un padre tenerissimo e premuroso che si preoccupa di tenerla lontana dal mondo corrotto della corte , ma che per uno scherzo del destino e diventata oggetto dell'attenzione del suo giovane padrone, il Duca di Mantova, libertino impenitente . Le reazioni alle malefatte del buffone, da parte dei cortigiani, daranno il via ad una serie di delitti: Gilda, la figlia di Rigoletto sarà rapita e violata dal Duca ; Rigoletto per vendicare l'offesa pagherà Sparafucile , un bandito, perchè uccida il Duca, ma a morire, per mano di Sparafucile , sarà l'amata figlia.

La fusione dei generiIn quest’opera Verdi riesce a realizzare la fusione perfetta tra comico-tragico-sublime e grottesco . Evoluzione di Rigoletto da buffone di corte a padre premuroso, ma poi assetato di vendetta che vuole vendicare l’onore della figlia, sedotta dal duca.

Rigoletto: nuove modalità operativeNuove modalità operative da parte di Verdi: Verdi dapprima realizza un brogliaccio del libretto realizzando uno schema di massima per le scene e la suddivisione in atti Poi avvia una sommaria stesura in prosa Affida quindi il lavoro a Piave per la versificazione, che deve seguire i suggerimenti di Verdi Verdi inizia a realizzare gli abbozzi musicali e i profili ritmici per definire la tinta musicale generale Stesura finale della partitura

L’alterazione della solita forma: opera fatta di «duetti» Verdi elabora nel Rigoletto un’alterazione della “solita forma” e si vanta di aver concepito quest’opera quasi senza arie, senza finali e con una successione interminabile di duetti. E’ possibile inoltre concepire quest’opera come dominata da vari piani armonici a seconda del clima: Inizio da do maggiore a la b maggiore Entrata in scena di Monterone , il personaggio che evoca la maledizione ( re b maggiore che oscilla verso re maggiore e minore) La personalità leggera del Duca (si b maggiore )

La forza della melodiaImpiego di motivi ricorrenti (I atto: motivo della maledizione; III atto: motivo della donna è mobile) La capacità di Verdi di delineare con pochi tratti e con profili melodici di grande efficacia e orecchiabilità le caratteristiche psicologiche dei suoi personaggi: Il cinismo del Duca: Atto I (Questa o quella) n°1 ( Cd ) (traccia 3 DVD) Atto III (La donna è mobile) n°18 (canzone triviale con forzatura nella pausa prima dell’ingresso strumentale) ( traccia 26 DVD ) La doppiezza del Duca: Duca che si presenta nelle vesti di uno studentello per conquistare l’ignara Gilda n°7 (traccia 11 DVD)

La forza della melodiaGilda che sembra assecondare la passione del Duca, sottolineando la delicatezza del suo animo n°8 (CD) n°13 (DVD) Rigoletto che parla delle sue sventure. Impiego di un declamato molto espressivo e duttile che sfocia nel duetto con la figlia Gilda in cui tutto sembra alleggerirsi n°5 (CD) n°7 (DVD)

La forza del concertato (n°20 CD) (n°28 DVD) Infine nel celebre quartetto del III atto Verdi realizza una commistione di stati d’animo nel quale coesistono personaggi negativi e positivi Il Duca - che con la sua melodia cantabile ascensionale - rappresenta la sua foga passionale Maddalena – sorella del sicario Sparafucile (personaggio negativo) – si caratterizza per le risate sprezzanti Gilda – sedotta – impiega frasi musicali che procedono verso il basso, quasi fossero singhiozzi Rigoletto che evidenzia il suo furore represso con una melodia statica