/
  A. A. 2013-2014 SP 2014   A. A. 2013-2014 SP 2014

  A. A. 2013-2014 SP 2014 - PowerPoint Presentation

bigboybikers
bigboybikers . @bigboybikers
Follow
342 views
Uploaded On 2020-07-02

  A. A. 2013-2014 SP 2014 - PPT Presentation

Prof ord Uberto MOTTA Storia letteraria moderna La letteratura dellItalia Unita 18611968 martedí 1719h MIS 3026 Calendario delle lezioni   1 18 febbraio 2 25 febbraio 3 4 marzo ID: 792447

del che della una che del una della gli con

Share:

Link:

Embed:

Download Presentation from below link

Download The PPT/PDF document "  A. A. 2013-2014 SP 2014" is the property of its rightful owner. Permission is granted to download and print the materials on this web site for personal, non-commercial use only, and to display it on your personal computer provided you do not modify the materials and that you retain all copyright notices contained in the materials. By downloading content from our website, you accept the terms of this agreement.


Presentation Transcript

Slide1

 A. A. 2013-2014SP 2014Prof. ord. Uberto MOTTAStoria letteraria moderna: La letteratura dell’Italia Unita (1861-1968)martedí 17-19h, MIS 3026

Slide2

Calendario delle lezioni 1) 18 febbraio2) 25 febbraio3) 4 marzo4) 11 marzo5) 18 marzo 6) 25 marzo7) 1° aprile8) 8 aprile9) 15 aprile

22 aprile: vacanze di Pasqua10) 29 aprile

11) 6 maggio

12) 13 maggio

13) 20 maggio

14) 27 maggio

Slide3

Bibliografia (1)1. Manuale di riferimentoG. Contini, La letteratura dell’Italia unita 1861-1968, Firenze, Sansoni, 1968 (e successive ristampe, fino a: Milano, BUR, 2012). 2. Letture domestiche (una, a scelta, delle opere seguenti)F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana;

G. Verga, I Malavoglia  oppure  Mastro-don Gesualdo;

G. D'Annunzio,

Il Piacere

;

L. Pirandello, 

Il fu Mattia Pascal 

oppure  

Uno, nessuno e centomila

;

I. Svevo, 

La coscienza di Zeno.

 

 

Slide4

Bibliografia (2)3. Ulteriore bibliografiaG. Contini, La letteratura italiana. Otto-Novecento, Milano, Accademia, 1974.Letteratura italiana. Le opere, diretta da A. Asor Rosa, vol. 3 (Dall’Ottocento al Novecento) e 4/I-II (Il Novecento), Torino, Einaudi, 1995-1996.Testi nella storia, a cura di C. Segre e C. Martignoni, voll. 3 e 4, Milano, Bruno Mondadori, 1996.

Manuale di letteratura italiana. Storia per generi e problemi, a cura di F. Brioschi e C. Di Girolamo, vol. 4,

Dall’unità d’Italia alla fine del Novecento

, Torino, Bollati

Boringhieri

, 1996.

Storia della letteratura italiana

, diretta da E. Malato, vol. 8 (

Tra l’Otto e il Novecento

) e 9 (

Il Novecento

), Roma, Salerno, 1999-2000.

Storia della letteratura italiana

, 5,

L’Ottocento

, a cura di R.

Bonavita

, Bologna, Il Mulino, 2005.

Storia della letteratura italiana

, 6,

Il Novecento

, a cura di A. Casadei, Bologna, Il Mulino, 2005.

Atlante della letteratura italiana

, a cura di S. Luzzatto e G. Pedullà, vol. 3,

Dal Romanticismo a oggi

, Torino, Einaudi, 2012.

Slide5

1861-1968l'età postunitaria (1861-1903), tra verismo e simbolismo, estetismo e decadentismo; l'età ‘giolittiana’ o delle avanguardie primonovecentesche (1903-1918);l'epoca tra le due guerre (1918-1945), con le diverse forme di 'rilettura' della tradizione coeve all'avvento della dittatura fascista; l'età del secondo dopoguerra (1945-1968), tra nuovo realismo e nuova avanguardia.

Slide6

l'età postunitaria (1861-1903)F. De Sanctis (n. 1817)1870-71: Storia della letteratura italianaG. Carducci (n. 1835)1875-1898: Giambi ed epodi (1882), Rime nuove (1889), Odi barbare (1893), Rime e ritmi (1898)

G. Verga (n. 1840)1880 Vita dei campi

, 1881

I Malavoglia

, 1883

Novelle rusticane

, 1889

Mastro-don

Gesualdo

A. Fogazzaro (n. 1842)

1896,

Piccolo mondo antico

La Scapigliatura (1860-70)C. Dossi (1849), Vita di Alberto Pisani, 1870; G. Faldella (1846); V. Imbriani (1840)

G. Pascoli (n. 1855)

1891 prima edizione di

Myricae

, 1903

Canti di Castelvecchio

G. D’Annunzio (n. 1863)

1889-1896 i grandi romanzi, da

Il Piacere

a

Le vergini delle rocce

; 1903

Alcyone

I. Svevo (n. 1861)

1892-98

Una vita

e

Senilità

L. Pirandello (n. 1867)

Slide7

l'età giolittiana (1903-1918) Luigi Pirandello1904 Il fu Mattia Pascal 1921 Sei personaggi in cerca d’autore 1922 Enrico IV 1926 Uno, nessuno e centomilaItalo Svevo1923 La coscienza di Zeno

Benedetto Croce

1902

Estetica

; 1909

Logica come scienza del concetto puro

; 1913

La letteratura della nuova Italia

Crepuscolari

Gozzano

(

La via del rifugio

, 1907; I colloqui, 1911)

,

Govoni

(Le fiale

e

Armonia in grigio

et

silenzio

, 1903)

,

Moretti (

Poesie scritte col lapis

, 1911)

Futurismo

1912,

Manifesto tecnico della letteratura futurista

Vociani

(G. Papini, R. Serra, P.

Jahier

, S.

Slataper

)

Clemente Rebora,

Frammenti lirici

(1913)

Dino Campana,

Canti orfici

(1914)

Camillo

Sbarbaro

,

Pianissimo

(1914)

Slide8

Tra le due guerre (1918-1945)“La Ronda” (1919-23)“Solaria” (1926-36) Tre grandi poetiSaba (1883) Ungaretti (1888) Montale (1896) 

Gadda, classe 1893

Cardarelli (

Poesie

: 1936), Cecchi

(Pesci rossi

: 1920)

,

Bacchelli

(

Il mulino del Po

: 1938-40)E. Vittorini (Conversazione in Sicilia: 1941)Il Canzoniere (1921-1961)

L’Allegria

(1931),

Sentimento del tempo

(1936)

Ossi di seppia

(1925),

Le occasioni

(1939)

L’Adalgisa

(1940-1944),

La cognizione del dolore

(1936-1963),

Quer

pasticciaccio brutto de via

Merulana

(1945-1957)

Slide9

Gli anni Trenta: la poesia (l’ermetismo)1930, S. Quasimodo, Acque e terre1932, S. Quasimodo, Oboe sommerso; A. Gatto, Isola;

C. Betocchi, Realtà vince il sogno

1933, G. Ungaretti,

Sentimento del Tempo;

S. Solmi,

Fine di stagione

;

L. De Libero

,

Solstizio La violetta notturna

, a c. di R. Poggioli

1934, A. Bertolucci,

Fuochi in novembre; V. Cardarelli, Giorni di piena N. Lisi, Paese dell’anima

1935,

M. Luzi

,

La barca

L.

Fallacara

,

Confidenza

1936,

L.

Sinisgalli

,

18 poesie;

V. Cardarelli,

Poesie

; C. Pavese,

Lavorare stanca

1937,

A. Gatto

,

Morto ai paesi

;

L. De Libero

,

Proverbi

1938,

S. Quasimodo

, Poesie

1939, E. Montale,

Occasioni

;

L.

Sinisgalli

,

Campi Elisi

; S. Penna

, Poesie

1941, V. Sereni,

Frontiera

1942,

P.

Bigongiari

,

La figlia di Babilonia

Slide10

Il secondo dopoguerra (1945-1968)LA POESIA/ I POETIL’ermetismo e la sua ereditàSalvatore Quasimodo (1901)Leonardo Sinisgalli (1908)Alfonso Gatto (1909)Vittorio Sereni (1913)Mario Luzi (1914)

LA PROSA/I NARRATORI

Il neorealismo/Forme di realismo: tra

Gli indifferenti

del 1929 e

Una vita violenta

del 1959

Carlo Levi (1902)

Mario Soldati (1906)

Moravia (1907)

Landolfi (1908)

Vittorini (1908)

Pavese (1908)Bilenchi (1909)Cassola (1917)

Fenoglio (1922)

Pasolini (1922)

Calvino (1923)

Slide11

1947-1963 La narrativa1945 Cristo si è fermato a Eboli di Carlo Levi1947 Se questo è un uomo di Primo Levi1947 Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino1947 Cronache di poveri amanti di Vasco Pratolini

1948 Menzogna e sortilegio

di Elsa

Morante

1950

Le terre del Sacramento

di Francesco

Jovine

1952

I

ventitre

giorni della città di Alba

di Beppe Fenoglio1954 Racconti romani di Moravia

1955

R

agazzi

di vita

di P.P. Pasolini

1958

Il Gattopardo

di G. Tomasi di Lampedusa

1959

Il calzolaio di Vigevano

di Lucio

Mastronardi

1959

La Gilda del

MacMahon

di Giovanni Testori

1960

La ragazza di

Bube

di Carlo Cassola

1961

Il giorno della civetta

di Leonardo Sciascia

1962

Il giardino dei

Finzi

Contini

di Giorgio Bassani

1962

Memoriale

di Paolo Volponi

1963

Libera nos a Malo

di Luigi Meneghello

Slide12

Poesia 1945-1968: le voci ‘nuove’Attilio Bertolucci (1911): La capanna indiana (1951)Giorgio Caproni (1912): Il passaggio d’Enea (1956), Congedo del viaggiatore cerimonioso (1965)Franco Fortini (1917): Poesia e errore (1959), Una volta per sempre (1963)Andrea Zanzotto (1921): Dietro il paesaggio (1951),

Vocativo (1957), La Beltà (1968)

Giorgio Orelli (1921):

L’ora del tempo

(1962)

P.P. Pasolini (1922):

Le ceneri di Gramsci

(1957)

Giovanni Giudici (1924):

La vita in versi

(1965)

Elio

Pagliarani (1927): La ragazza Carla (1960)Amelia Rosselli (1930): Variazioni belliche (1964)E. Sanguineti (1930):

Laborintus

(1956)

Slide13

l'età postunitaria (1861-1903): la poesiaG. Carducci (n. 1835)1875-1898: Giambi ed epodi (1882), Rime nuove (1889), Odi barbare (1893), Rime e ritmi (1898)

G. Pascoli (n. 1855)1891 prima edizione di

Myricae

, 1903

Canti di Castelvecchio

G. D’Annunzio (n. 1863)

1889-1896 i grandi romanzi, da

Il Piacere

a

Le vergini delle rocce

; 1903

Alcyone

Slide14

Primamente intravidi il suo piè strettoscorrere su per gli aghi arsi dei piniove estuava l'aere con grandetremito, quasi bianca vampa effusa. 4Le cicale si tacquero. Più rochisi fecero i ruscelli. Copiosala

résina gemette giù pe' fusti.

Riconobbi

il

colùbro

dal sentore

. 8

Nel

bosco degli ulivi la raggiunsi

.

Scorsi

l'ombre

cerulee dei ramisu la schiena falcata, e i capei fulvi

nell'argento

pallàdio

trasvolare 12

senza

suono. Più lungi, nella stoppia

,

l'allodola

balzò dal solco raso

,

la

chiamò, la chiamò per nome in cielo

.

Allora

anch'io per nome la chiamai

. 16

Tra

i leandri la vidi che si volse

.

Come

in bronzea mèsse nel

falasco

entrò

, che

richiudeasi

strepitoso

.

Più

lungi, verso il lido, tra la

paglia 20

marina

il piede le si torse in fallo

.

Distesa

cadde tra le sabbie e

l'acque

.

Il

ponente schiumò ne' suoi

capegli

.

Immensa

apparve, immensa nudità

. 24

Slide15

Surge nel chiaro inverno la fosca turrita Bologna,e il colle sopra bianco di neve ride. 2È l'ora soave che il sol morituro salutale torri e 'l tempio, divo Petronio, tuo; 4le torri i cui merli tant'ala di secolo lambe,e del solenne tempio la solitaria cima. 6Il cielo in freddo fulgore adamàntino brilla;

e l'aer come velo d'argento giace 8

su 'l fòro, lieve sfumando a torno le moli

che levò cupe il braccio clipeato de gli avi

. 10

Su gli alti fastigi s'indugia il sole guardando

con un sorriso languido di

vïola

, 12

che ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone

par che risvegli l'anima de i secoli

, 14

e un desio mesto pe 'l rigido aere sveglia

di rossi maggi, di calde aulenti sere

, 16

quando le donne gentili danzavano in piazza

e co' i re vinti i consoli tornavano

. 18

Tale la musa ride fuggente al verso in cui trema

un desiderio vano de la bellezza antica

. 20

Slide16

Dov'era la luna? ché il cielonotava in un'alba di perla,ed ergersi il mandorlo e il meloparevano a meglio vederla. 4Venivano soffi di lampida un nero di nubi laggiù,veniva una voce dai campi:chiù... 8Le stelle lucevano raretra mezzo alla nebbia di latte:sentivo il cullare del mare,

sentivo un fru fru

tra le fratte

; 12

sentivo nel cuore un sussulto,

com'eco d'un grido che fu.

Sonava lontano il singulto:

chiù

... 16

Su tutte le lucide vette

tremava un sospiro di vento;

squassavano le cavallette

finissimi sistri d'argento 20

(tintinni a invisibili porte

che forse non s'aprono più?...);

e c'era quel pianto di morte...

chiù

... 24

Slide17

l'età postunitaria (1861-1903)F. De Sanctis (n. 1817) Storia della letteratura italiana (1870-71)«La mia vita ha due pagine, una letteraria e l’altra politica, e non penso a lacerare nessuna delle due: sono due doveri che continuerò fino all’ultimo».«La questione critica fondamentale è questa: posti tali tempi, tali dottrine e tali passioni, in che modo questa materia è stata lavorata dal poeta? In che modo quella realtà egli l’ha fatta poesia?».

«La parola è potentissima, quando viene dall’anima, e mette in moto tutte le facoltà dell’anima ne’ suoi lettori; ma quando il di dentro è vuoto, e la parola non esprime che se stessa, riesce insipida e noiosa

».

«La famiglia, la patria, la natura, l’amore sono per il poeta, com’era Dante, cose reali, che riempiono la vita e le dànno uno scopo. Per il Petrarca sono principalmente materia di rappresentazione: l’immagine per lui vale la cosa»; «Gli è che a quest’uomo [Petrarca] mancava quella fede seria e profonda nel proprio mondo, che fece di Caterina una santa e di Dante un poeta. [...] È in abbozzo l’immagine de’ secoli seguenti, di cui fu idolo».

Slide18

F. De Sanctis, Storia della letteratura italiana (Machiavelli)«Talora ti pare un romano avvolto nel pallio in quella sua gravità, ma guardalo bene e ci troverai il borghese del Risorgimento [...]. Machiavelli in quella sua veste romana è vero borghese moderno, sceso dal piedistallo, uguale tra uguali, che ti parla alla buona e alla naturale»;«Quando Machiavelli scrivea queste cose, l’Italia si trastullava ne’ romanzi e nelle novelle, con lo straniero a casa. Era il popolo meno serio del mondo e meno disciplinato. [...] Senza tempra, moralità, religione, libertà, virtù sono frasi. Al contrario, quando la tempra si rifà, si rifà tutto l’altro»;«Siamo dunque alteri del nostro Machiavelli. Gloria a lui, quando crolla alcuna parte dell’antico edificio. E gloria a lui, quando si fabbrica alcuna parte del nuovo. In questo momento che scrivo, le campane suonano a distesa, e annunziano l’entrata degl’italiani a Roma [20 settembre 1870]. Il potere temporale crolla. E si grida il viva all’unità d’Italia. Sia gloria al Machiavelli».

Slide19

Gli scrittori siciliani: da Verga a Camilleri

Slide20

l'età postunitaria (1861-1903)G. Verga (n. 1840)1880 Vita dei campi, 1881 I Malavoglia, 1883 Novelle rusticane, 1889 Mastro-don Gesualdo«Lo scrittore grande è il celebratore della plebe del suo paese, la campagna attorno a Catania. […] Verga ha tanti linguaggi quanti sono gli strati ch’egli indaga

, e li gestisce in parallelo. Dalla ‘simpatia’ verso i cosiddetti umili del Verga, che personalmente era conservatore come i ‘galantuomini’ alla cui classe apparteneva, non è lecita alcuna illazione di carattere politico

: il Verga rusticano è il frutto più meraviglioso dell’

oggettività

e della sperimentazione veristica. […] La narrazione si fa di suo, come è stata detta,

epica e favolosa

, autorevolmente remota nel

referto d’un eterno presente

» (Contini).

Slide21

G. Verga, I Malavoglia, Prefazione (1)Questo racconto è lo studio sincero e

spassionato del come probabilmente

devono

nascere

e

svilupparsi

nelle

più

umili

condizioni le prime irrequietudini pel benessere; e quale perturbazione

debba

arrecare

in

una

famigliuola

,

vissuta

sino

allora

relativamente

felice

, la

vaga

bramosìa

dell'ignoto

, l'

accorgersi

che

non si

sta

bene, o

che

si

potrebbe

star

meglio

.

Il

movente

dell'attività

umana

che

produce

la

fiumana

del

progresso

è

preso

qui

alle

sue

sorgenti

,

nelle

proporzioni

più modeste e

materiali

. Il

meccanismo

delle

passioni

che

la

determinano

in quelle basse

sfere

è

meno

complicato

, e

potrà

quindi

osservarsi

con

maggior

precisione

. Basta

lasciare

al

quadro

le sue tinte

schiette

e tranquille, e il

suo

disegno

semplice

. Man

mano

che

cotesta

ricerca

del

meglio

di

cui

l'

uomo

è

travagliato

cresce

e si dilata, tende anche ad

elevarsi

, e

segue

il

suo

moto

ascendente

nelle

classi

sociali

.

Slide22

G. Verga, I Malavoglia, Prefazione (2)Il cammino fatale, incessante, spesso faticoso e febbrile che segue l'umanità

per raggiungere la conquista

del

progresso

, è

grandioso

nel

suo

risultato, visto nell'insieme, da lontano. Nella luce

gloriosa

che

l'accompagna

dileguansi

le

irrequietudini

, le

avidità

, l'

egoismo

, tutte le

passioni

, tutti i

vizi

che

si

trasformano

in

virtù

, tutte le

debolezze

che

aiutano

l'

immane

lavoro

, tutte le

contraddizioni

, dal

cui

attrito

sviluppasi

la

luce

della

verità

.

Il

risultato

umanitario

copre

quanto c'è di

meschino

negli

interessi

particolari

che

lo

producono

; li

giustifica

quasi come

mezzi

necessari

a

stimolare

l'

attività

dell'individuo

cooperante

inconscio

a

beneficio

di tutti

. Ogni

movente

di

cotesto

lavorìo

universale

, dalla

ricerca

del

benessere

materiale

alle

più

elevate

ambizioni

, è

legittimato

dal solo

fatto

della

sua

opportunità

a

raggiungere

lo

scopo

del

movimento

incessante; e

quando

si

conosce

dove

vada

questa

immensa

corrente

dell'attività

umana

, non si

domanda

al

certo

come ci va. Solo l'

osservatore

,

travolto

anch'esso

dalla

fiumana

,

guardandosi

attorno

, ha

il

diritto

di

interessarsi

ai

deboli

che

restano

per via, ai

fiacchi

che

si

lasciano

sorpassare

dall'onda

per

finire

più presto, ai

vinti

che

levano

le

braccia

disperate

, e

piegano

il capo

sotto

il

piede

brutale dei

sopravvegnenti

, i

vincitori

d'

oggi

,

affrettati

anch'essi

,

avidi

anch'essi

d'

arrivare

, e

che

saranno

sorpassati

domani

.

 

Slide23

G. Verga, I Malavoglia, cap. I (1)Un tempo i Malavoglia erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza; ce n'erano persino ad Ognina, e ad Aci Castello, tutti buona e brava gente di mare, proprio all'opposto di quel che sembrava dal nomignolo, come dev'essere. Veramente nel libro della parrocchia si chiamavano Toscano, ma questo non voleva dir nulla, poiché da che il mondo era mondo, all'Ognina, a Trezza e ad Aci Castello, li avevano sempre conosciuti per Malavoglia, di padre in figlio, che avevano sempre avuto delle barche sull'acqua, e delle tegole al sole. Adesso a Trezza non rimanevano che i Malavoglia di padron ‘Ntoni, quelli della casa del nespolo, e della Provvidenza ch'era ammarrata sul greto, sotto il lavatoio, accanto alla

Concetta dello zio Cola, e alla paranza di padron Fortunato Cipolla.

Le burrasche che avevano disperso di qua e di là gli altri Malavoglia, erano passate senza far gran danno sulla casa del nespolo e sulla barca ammarrata sotto il lavatoio; e padron ‘

Ntoni

, per spiegare il miracolo, soleva dire, mostrando il pugno chiuso – un pugno che sembrava fatto di legno di

noce

- «

Per menare il remo bisogna che le cinque dita s'aiutino l'un l'altro».

Diceva pure, «Gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso, e il dito piccolo deve far da dito piccolo».

Slide24

G. Verga, I Malavoglia, cap. I (2)E la famigliuola di padron ‘Ntoni era realmente disposta come le dita della mano. Prima veniva lui, il dito grosso, che comandava le feste e le quarant'ore; poi suo figlio Bastiano, Bastianazzo, perché era grande e grosso quanto il San Cristoforo che c'era dipinto sotto l'arco della pescheria della città; e così grande e grosso com'era filava diritto alla manovra comandata, e non si sarebbe soffiato il naso se suo padre non gli avesse detto «sòffiati il naso» tanto che s'era tolta in moglie la Longa quando gli avevano detto «pìgliatela». Poi veniva la Longa, una piccina che badava a tessere, salare le acciughe, e far figliuoli, da buona massaia; infine i nipoti, in ordine di anzianità: ‘

Ntoni, il maggiore, un bighellone di vent'anni, che si buscava tutt'ora qualche scappellotto dal nonno, e qualche pedata più giù per rimettere l'equilibrio, quando lo scappellotto era stato troppo forte; Luca, «che aveva più giudizio del grande» ripeteva il nonno; Mena (Filomena) soprannominata «Sant'Agata» perché stava sempre al telaio, e si

suol

dire «donna di telaio, gallina di pollaio, e triglia di gennaio»; Alessi (Alessio) un moccioso tutto suo nonno colui! ; e Lia (Rosalia) ancora né carne né pesce. – Alla domenica, quando entravano in chiesa, l'uno dietro l'altro, pareva una processione.

Padron ‘

Ntoni

sapeva anche certi

motti

e proverbi che aveva sentito dagli

antichi

, «perché il motto degli antichi mai mentì»: – «Senza pilota barca non cammina» – «Per far da papa bisogna saper far da sagrestano» – oppure – «Fa il mestiere che sai, che se non arricchisci camperai» – «Contentati di quel che t'ha fatto tuo padre; se non altro non sarai un birbante» ed altre sentenze giudiziose.

Slide25

1860-1903: la narrativala linea verista: G. Verga (1881, I Malavoglia), L. Capuana, F. De Roberto (I Viceré, 1894) la linea scapigliata: Milano, post 1860 (Carlo Alberto Pisani Dossi, La vita di Alberto Pisani scritta da Carlo Dossi, 1870) la linea antipositivista e spiritualista di Emilio De

Marchi (Demetrio Pianelli, 1890)

e

soprattutto

Antonio Fogazzaro

(Piccolo mondo antico

, 1895)

.

 

la linea degli scrittori per

l’infanzia:

Le

avventure di Pinocchio di Collodi (1883); Cuore di Edmondo De Amicis (1886)Gabriele D’Annunzio: tra estetismo

(Il piacere

, 1889

)

e superomismo (

Le Vergini delle Rocce

, 1895)

Slide26

Carlo Dossi, Vita di Alberto Pisani, 1870Cap. IVDegno di paracelso! È lo studio degli studi. Sente il tabacco, l'inchiostro e la citazione latina. È a tramontana, a terreno; è a volta da cui die' in fuori l'umidità. Tien le pareti, tutte a scaffali, con su spaventosi volumi in ramatina come il sospiro dei gatti. Ecco i dieci schienali arabescati di oro della rarìssima òpera "

de nùmero atomorum"; presso, è la completa voluminosa

sèrie

delle

gramàtiche

(

gramàtica

, cioè a dire, il modo con cui si apprende a piedi il montare a cavallo); poi, raccolta delle più

massiccie

disputazioni... e quella sulla parola

culex

, e l'altra intorno alla

lèttera e considerata siccome còpula, e la arcifiera "sulla natura dell'aurèola

del Monte

Tàbor

". Ed ecco, in un tratto dell'

ùltimo

palco, il famoso trattato "

de

nuce

beneventana

" quaranta tomi

in­octavo

, vestiti di pergamena, i quali, per il manco di uno,

sèmbran

dentiera priva di un dente occhiale; ecco - tagliando corto - una infinita turba di

libraccioni

, e nelle

scansìe

e fuori...

spècula

,

theatra

,

convìa

,

thesàuri

...

di

astrologìa

,

teologìa

,

etimologìa

, ed altre scienze in

ìa

- tutta

marròca

.

Slide27

Carlo Dossi, Vita di Alberto Pisani, 1870Cap. IUn dopo-pranzo di estate; il sole fà da trìpoli ancora alle gronde, e stelleggia i vetri a Praverde. Praverde è una brigata di case attorno di un campanile su 'n monticello isolato.Sotto di lui, la pianura. L'occhio, dall'alto, non si lascia mai di còrrere lungo le viti a festone ed i filari di gelsi dalle seguaci ombrettine

; di attraversare i verdi pratelli solcati di rivoletti e i campi dalle ande quasi a riga e compasso;

di girare e le cascine e i tuguri, così puliti, così di pace... in distanza, saltando e risaltando canali, siepi, sentieri. E, come si avesse innanzi una gran

planimetrìa

a colori.

Ma, da lontano, un rintrono. Che vi ha?

Niun

contadino

astròloga

il cielo. Vi ha un temporale, ma è copia; quello dell'uomo; cattivo mille volte di più; mille di meno,

maestoso.

Slide28

 Emilio De Marchi, Demetrio Pianelli, 1890Verso mezzodí Cesarino Pianelli, cassiere aggiunto, vide entrare nell’ufficio il cassiere Martini piú pallido del solito, col viso stravolto, con un telegramma in mano. «Ebbene?» gli domandò, «che notizie mi dà?» «Bisogna che io parta immediatamente. È moribonda!» rispose il Martini, con un groppo alla gola che gli mozzò le parole. Povero diavolo! L’aveva sposata da poco piú di un anno e dopo un anno di tribolazioni, e quasi di agonia continua la poverina moriva consunta a Nervi, dove il medico l’aveva mandata a passare l’inverno. «Vada, vada, Martini, resto io. Si faccia coraggio, vedrà. La

gioventú si aiuta sempre.» «Dovrei avvertire il commendatore, ma la corsa parte alle dodici e quarantacinque e non ho tempo. Gli scriverò appena potrò. Guardi, Pianelli, chiudo in questa cassa i valori principali e lascio a lei la chiave di quest’altra cassa. Vuole che gliene faccia la consegna? Saranno dieci o dodici mila lire in tutto.» «Se lei si fida di me, per conto mio non ho bisogno di consegna» soggiunse il cassiere aggiunto, tutto commosso e premuroso. «Mi fa una carità. Tenga conto del movimento di cassa e basta.» «Si fidi di me: vada, non perda tempo» disse premurosamente il Pianelli, confrontando il suo orologio con quello elettrico del cortile. «Se c’è bisogno, mi telegrafi.» «Si faccia animo; fin che c’è vita, c’è speranza.» «Grazie» balbettò il Martini. Strinse la mano al Pianelli, sforzandosi di ingoiare le sue lagrime e se ne andò. «Povero diavolo!» mormorò l’altro, tornando al suo posto. «Se c’è un galantuomo, gli càpitano tutte.»

 

Slide29

 Emilio De Marchi, Demetrio Pianelli, 1890Verso mezzodí Cesarino Pianelli, cassiere aggiunto, vide entrare nell’ufficio il cassiere Martini piú pallido del solito, col viso stravolto, con un telegramma in mano. «Ebbene?» gli domandò, «che notizie mi dà?» «Bisogna che io parta immediatamente. È moribonda!» rispose il Martini,

con un groppo alla gola che gli mozzò le parole. Povero diavolo! L’aveva sposata da poco

piú

di un anno e dopo un anno di tribolazioni, e quasi di agonia continua la poverina moriva consunta a Nervi

, dove il medico l’aveva mandata a passare l’inverno. «Vada, vada, Martini, resto io.

Si faccia coraggio

, vedrà.

La

gioventú

si aiuta sempre

.» «Dovrei avvertire il commendatore, ma la corsa parte alle dodici e quarantacinque e non ho tempo. Gli scriverò appena potrò. Guardi, Pianelli, chiudo in questa cassa i valori principali e lascio a lei la chiave di quest’altra cassa. Vuole che gliene faccia la consegna? Saranno dieci o dodici mila lire in tutto.» «

Se lei si fida di me

, per conto mio non ho bisogno di consegna» soggiunse il cassiere aggiunto, tutto commosso e premuroso

. «Mi fa una carità. Tenga conto del movimento di cassa e basta.» «

Si fidi di me

: vada, non perda tempo» disse

premurosamente

il Pianelli, confrontando il suo orologio con quello elettrico del cortile. «Se c’è bisogno, mi telegrafi.» «

Si faccia animo

;

fin che c’è vita, c’è speranza

.» «Grazie»

balbettò

il Martini. Strinse la mano al Pianelli,

sforzandosi di ingoiare le sue lagrime

e se ne andò.

«Povero diavolo!»

mormorò l’altro, tornando al suo posto. «

Se c’è un galantuomo, gli càpitano tutte

 

Slide30

Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 1895Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne. Infatti, quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico, non pioveva ancora. Le onde stramazzavano tuonando sulla riva, sconquassavan le barche incatenate, mostravano qua e là, sino all'opposta sponda austera del Doi, un lingueggiar di spume bianche. Ma giù a ponente, in fondo al lago, si vedeva un chiaro, un principio di calma, una stanchezza della breva; e dietro al cupo monte di Caprino usciva il primo fumo di pioggia. Pasotti, in soprabito nero di cerimonia, col cappello a staio in testa e la grossa mazza di bambù in mano, camminava nervoso per la riva, guardava di qua, guardava di là, si fermava a picchiar forte la mazza a terra, chiamando quell'asino di

barcaiuolo che non compariva.

Il piccolo battello nero con i cuscini rossi, la tenda bianca e rossa, il sedile posticcio di parata piantato a traverso, i remi pronti e incrociati a poppa, si dibatteva, percosso dalle onde, fra due barconi carichi di carbone che oscillavano appena.

Slide31

Antonio Fogazzaro, Piccolo mondo antico, 1895Soffiava sul lago una breva fredda, infuriata di voler cacciar le nubi grigie, pesanti sui cocuzzoli scuri delle montagne. Infatti, quando i Pasotti, scendendo da Albogasio Superiore, arrivarono a Casarico, non pioveva ancora. Le onde stramazzavano tuonando sulla riva, sconquassavan

le barche incatenate, mostravano qua e là, sino all'

opposta

sponda

austera

del

Doi

, un lingueggiar

di

spume

bianche. Ma giù a ponente, in fondo al lago, si vedeva un chiaro, un principio di calma, una stanchezza della breva; e dietro al cupo monte

di

Caprino usciva il

primo

fumo

di

pioggia. Pasotti, in soprabito

nero

di

cerimonia, col cappello a staio in testa e la

grossa

mazza

di

bambù in mano, camminava

nervoso

per la riva, guardava di qua, guardava di là, si fermava a picchiar

forte

la mazza a terra, chiamando quell'asino

di

barcaiuolo

che non compariva.

Il

piccolo

battello

nero

con i cuscini

rossi

, la tenda

bianca e rossa

, il sedile

posticcio

di

parata piantato a traverso, i remi

pronti e incrociati

a poppa, si dibatteva, percosso dalle onde, fra due barconi

carichi

di

carbone che oscillavano appena.

Slide32

Gabriele D’Annunzio, Il piacere, 1889L'anno moriva, assai dolcemente. Il sole di San Silvestro spandeva non so che tepor velato, mollissimo, aureo, quasi primaverile, nel ciel di Roma. Tutte le vie erano popolose come nelle domeniche di Maggio. Su la piazza Barberini, su la piazza di Spagna una moltitudine di vetture passava in corsa traversando; e dalle due piazze il romorio confuso e continuo, salendo alla Trinità de' Monti, alla via Sistina, giungeva fin nelle stanze del palazzo Zuccari, attenuato.Le stanze andavansi empiendo a poco a poco del profumo ch'esalavan

ne' vasi i fiori freschi. Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d'un giglio adamantino, a similitudine di quelle che

sorgon

dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla Galleria Borghese. Nessuna altra forma di coppa eguaglia in eleganza tal forma: i fiori entro quella prigione diafana

paion

quasi spiritualizzarsi e meglio dare

imagine

di una religiosa o amorosa offerta.

Andrea

Sperelli

aspettava nelle sue stanze un'amante. Tutte le cose a torno rivelavano infatti una special cura d'amore. Il legno di ginepro ardeva nel caminetto e la piccola tavola del tè era pronta, con tazze e sottocoppe in maiolica di Castel Durante ornate d'

istoriette

mitologiche da Luzio Dolci, antiche forme d'inimitabile grazia, ove sotto le figure erano scritti in carattere corsivo a zàffara nera esametri d'Ovidio. La luce entrava temperata dalle tende di broccatello rosso a melagrane d'argento riccio, a foglie e a motti. Come il sole pomeridiano feriva i vetri, la trama fiorita delle tendine di pizzo si disegnava sul tappeto.

Slide33

Le rose folte e larghe stavano immerse in certe coppe di cristallo che si levavan sottili da una specie di stelo dorato slargandosi in guisa d'un giglio adamantino, a similitudine di quelle che sorgon dietro la Vergine nel tondo di Sandro Botticelli alla Galleria Borghese. Nessuna altra forma di coppa eguaglia in eleganza tal forma: i fiori entro quella prigione diafana paion quasi spiritualizzarsi e meglio dare imagine di una religiosa o amorosa offerta.

Slide34

1904-1926 La narrativa1904, Il fu Mattia Pascal di L. Pirandello1912, Il mio Carso di S. Slataper1913, Canne al vento di G. Deledda; Un uomo finito di G. Papini [I vecchi e i giovani di L. Pirandello]1919, Con me e con gli alpini di P.

Jahier1920, Pesci rossi

di O. Cecchi

1921

Il podere

di F. Tozzi

1923,

La coscienza di Zeno

di I. Svevo

1926,

Uno, nessuno e centomila

di L. Pirandello

Slide35

E. Montale, da Ossi di seppia, 1925Non chiederci la parola che squadri da ogni latol'animo nostro informe, e a lettere di fuocolo dichiari e risplenda come un crocoperduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro,agli altri ed a se stesso amico,e l'ombra sua non cura che la canicolastampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.

Codesto solo oggi possiamo dirti,

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo

.

(

datato 10 luglio 1923

)

Slide36

Il mondo di Ossi di seppia è un mondo negativo: secondo luoghi diventati proverbiali, il poeta si sofferma a descrivere il «male di vivere» che ha incontrato, e non è in grado di dire al suo lettore che «ciò che non siamo, ciò che non vogliamo». […] Non è remunerato da quel minimo di vitalità che inerisce anche all’operazione poetica, come appare luminosamente (e da lui pure asserito in modo esplicito) nel maggiore dei poeti «negativi», Giacomo Leopardi. Si aggiunga che la radicalità della poesia negativa è sottolineata dalla mancanza di qualsiasi ostentazione rivoluzionaria tanto nel linguaggio, di cui è facilmente dimostrabile la continuità con la tradizione fino al Pascoli e al Gozzano, quanto nella metrica, che, sia pure in forme non vincolate, libera frequentemente misure tradizionali e rime.(G. Contini)

Slide37

1904-1926 La narrativa1904, Il fu Mattia Pascal di L. Pirandello1912, Il mio Carso di S. Slataper1913, Canne al vento di G. Deledda; Un uomo finito di G. Papini [I vecchi e i giovani di L. Pirandello]1919, Con me e con gli alpini di P.

Jahier1920, Pesci rossi

di O. Cecchi

1921

Il podere

di F. Tozzi

1923,

La coscienza di Zeno

di I. Svevo

1926,

Uno, nessuno e centomila

di L. Pirandello

Slide38

L. Pirandello, Il fu Mattia Pascal, 1904Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io sapessi di certo era questa: che mi chiamavo Mattia Pascal. E me ne approfittavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti dimostrava d'aver perduto il senno fino al punto di venire da me per qualche consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo: Io mi chiamo Mattia Pascal. Grazie caro. Questo lo so.- E ti par poco?Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa volesse dire il non sapere neppur questo, il non poter più rispondere, cioè, come prima, all'occorrenza

: - Io mi chiamo Mattia Pascal.

Qualcuno vorrà bene compiangermi (costa così poco), immaginando l'atroce cordoglio d'un disgraziato, al quale avvenga di scoprire tutt'a un tratto che... sì, niente, insomma: né padre, né madre, né come fu o come non fu; e vorrà pur bene indignarsi (costa anche meno) della corruzione dei costumi, e de'

vizii

, e della tristezza dei tempi, che di tanto male possono esser cagione a un povero innocente.

Ebbene, si accomodi. Ma è mio dovere avvertirlo che non si tratta propriamente di questo. Potrei qui esporre, di fatti, in un albero genealogico, l'origine e la discendenza della mia famiglia e dimostrare come qualmente non solo ho conosciuto mio padre e mia madre, ma e gli antenati miei e le loro azioni, in un lungo decorso di tempo, non tutte veramente lodevoli.

E allora

? Ecco

: il mio caso è assai più strano e diverso; tanto diverso e strano che mi faccio a narrarlo.

 

Slide39

L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila, 1926– Che fai? – mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio.– Niente, – le risposi, – mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino. Mia moglie sorrise e disse:– Credevo ti guardassi da che parte ti pende.Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda:– Mi pende? A me? Il naso?E mia moglie, placidamente:

– Ma sí, caro.

Guàrdatelo

bene: ti pende verso destra.

Avevo ventotto anni e sempre fin allora ritenuto il mio naso, se non proprio bello, almeno molto decente, come insieme tutte le altre parti della mia persona. Per cui m’era stato facile ammettere e sostenere quel che di solito ammettono e sostengono tutti coloro che non hanno avuto la sciagura di sortire un corpo deforme: che cioè sia da sciocchi invanire per le proprie fattezze. La scoperta improvvisa e inattesa di quel difetto perciò mi

stizzí

come un immeritato castigo.

Slide40

Italo Svevo, La coscienza di Zeno, Prefazione 1923Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusinghiere. Chi di psico­analisi s'intende, sa dove piazzare l'antipatia che il paziente mi dedica.Di psico-analisi non parlerò perché qui entro se ne parla già a sufficienza. Debbo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli studiosi di psico­analisi arriccerranno il naso a tanta novità. Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che l'autobiografia fosse un buon preludio alla psico­analisi. Oggi ancora la mia idea mi pare buona perché mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul più bello non si fosse sottratto alla cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie.

Le pubblico per vendetta e spero gli dispiaccia. Sappia però ch'io sono pronto di dividere con lui i lauti

onorarii

che ricaverò da questa pubblicazione a patto egli riprenda la cura. Sembrava tanto curioso di se stesso! Se sapesse quante sorprese potrebbero risultargli dal commento delle tante verità e bugie ch'egli ha qui accumulate!...

DOTTOR

S.

Slide41

Federigo Tozzi: una vita ‘esemplare’1883, nasce a Siena, ultimo di otto figli e unico a sopravvivere, da una coppia di contadini trasferitisi in città. Il padre, violento volgare e autoritario, gestisce una trattoria; la madre, malata di epilessia, muore nel 1895Espulso dal Seminario Arcivescovile e dall’Istituto di Belle Arti per cattiva condotta, studia alle scuole tecniche1901, si iscrive al Partito socialista; inizia l’inquieta relazione con la contadina Isola, che nel 1902 lascia per Emma1904, una malattia infettiva agli occhi lo costringe a rimanere al buio per mesi1908, viene assunto dalle Ferrovie dello Stato, come impiegato alla stazione di Pontedera; muore il padre; sposa Emma e si stabilisce nel podere di famiglia dove si dedica alla lettura e alla scrittura1914, si trasferisce a Roma1917, pubblica la raccolta di prose Bestie

1918, scrive di getto Il podere e tre croci

1919, pubblica il romanzo

Con gli occhi chiusi

1920, muore a Roma di polmonite

Slide42

Federigo Tozzi, Il podere, 1921Nel millenovecento, Remigio Selmi aveva venti anni; ed era aiuto applicato alla stazione di Campiglia. Da parecchio tempo stava in discordia con il padre e non sapeva che al suo piede bucato da una bulletta delle scarpe era ormai venuta anche la cancrena. Invece credeva che stesse meglio; senza sospettare che, se non gliene facevano sapere niente, volevano tenerlo lontano da casa più che fosse possibile. Ma una sera ricevette una cartolina dal chirurgo che lo curava; nella quale era scritto che la malattia non dava più da sperare. La fece leggere al capostazione; ed ebbe il permesso di partire subito, con il diretto che era per passare. Arrivò alla Casuccia la notte: tre miglia da Siena, fuor di Porta Romana; e, trovato l’uscio aperto, entrò nella camera del padre senza che prima nessuno lo vedesse.Giacomo era desto e appoggiato a quattro guanciali; mentre due delle assalariate,

Gegia e Dinda, gli sostenevano le braccia lungo la coperta, attente a mettergliele in un altro modo quando non poteva stare più nella stessa positura. Sopra il canterano, una

lucernina

di ottone; con tutti e quattro i beccucci accesi.

Remigio salì in ginocchio sul letto. Ma Giacomo, che aveva la testa ciondoloni sul petto e gli occhi chiusi, non se ne accorse né meno. Allora, gli chiese:

«Non mi riconosci?»

Slide43

S. Freud, Al di là del principio di piacere, 1921«Empedocle di Agrigento, nato all'incirca nel 495 a.C., si presenta come una figura fra le più eminenti e singolari della storia della civiltà greca. [...] Il nostro interesse si accentra su quella dottrina di Empedocle che si avvicina talmente alla dottrina psicoanalitica delle pulsioni, da indurci nella tentazione di affermare che le due dottrine sarebbero identiche se non fosse per un'unica differenza: quella del filosofo greco è una fantasia cosmica, la nostra aspira più modestamente a una validità biologica. [...] I due principi fondamentali di Empedocle – philìa (amore, amicizia) e neikos

(discordia, odio) – sia per il nome che per la funzione che assolvono, sono la stessa cosa delle nostre due pulsioni originarie Eros e Distruzione».

Slide44

Grazia Deledda, Canne al vento, 1913Tutto il giorno Efix, il servo delle dame Pintor, aveva lavorato a rinforzare l'argine primitivo da lui stesso costruito un po' per volta a furia d'anni e di fatica, giú in fondo al poderetto lungo il fiume: e al cader della sera contemplava la sua opera dall'alto, seduto davanti alla capanna sotto il ciglione glauco di canne a mezza

costa sulla bianca collina dei Colombi. Eccolo

tutto ai suoi piedi, silenzioso e qua e là

scintillante d'acque

nel crepuscolo, il

poderetto

che

Efix

considerava

piú

suo che delle sue padrone: trent'anni di possesso e di lavoro lo han fatto ben suo, e le siepi di fichi d'India che lo chiudono dall'alto in basso come due muri grigi serpeggianti di scaglione in scaglione dalla collina al fiume, gli sembrano i confini del mondo.Il servo non guardava al di là del

poderetto

anche

perché i

terreni da una parte e dall'altra erano un tempo

appartenuti alle

sue padrone: perché ricordare il passato

? Rimpianto

inutile. Meglio pensare all'avvenire e

sperare nell'aiuto

di Dio

.

Slide45

S. Slataper, Il mio Carso (1912)Vorrei dirvi: Sono nato in carso, in una casupola col tetto di paglia annerita dalle piove e dal fumo. C'era un cane spelacchiato e rauco, due oche infanghite sotto il ventre, una zappa, una vanga, e dal mucchio di concio quasi senza strame scolavano, dopo la piova, canaletti di succo brunastro.Vorrei dirvi: Sono nato in Croazia, nella grande foresta di roveri. D'inverno tutto era bianco di neve, la porta non si poteva aprire che a pertugio, e la notte sentivo urlare i lupi. Mamma m'infagottava con cenci le mani gonfie e rosse, e io mi buttavo sul focolaio frignando per il freddo.Vorrei dirvi: Sono nato nella pianura morava e correvo come una lepre per i lunghi solchi, levando le cornacchie crocidanti. Mi buttavo a pancia a terra, sradicavo una barbabietola e la rosicavo terrosa. Poi son venuto qui, ho tentato di addomesticarmi, ho imparato l'italiano, ho scelto gli amici fra i giovani

piú colti; ma presto devo tornare in patria perché qui sto molto male.

Vorrei ingannarvi, ma non mi credereste. Voi siete scaltri e sagaci. Voi capireste subito che sono un povero italiano che cerca d'imbarbarire le sue solitarie preoccupazioni. È meglio ch'io confessi d'esservi fratello, anche se talvolta io vi guardi trasognato e lontano e mi senta timido davanti alla vostra coltura e ai vostri ragionamenti. Io ho, forse, paura di voi. Le vostre obiezioni mi chiudono a poco a poco in gabbia, mentre v'ascolto disinteressato e contento, e non m'accorgo che voi state gustando la vostra intelligente bravura. E allora divento rosso e zitto, nell'angolo del tavolino; e penso alla consolazione dei grandi alberi aperti al vento.

Slide46

G. Papini, Un uomo finito (1913)Io non son mai stato bambino. Non ho avuto fanciullezza. Calde e bionde giornate di ebbrezza puerile; lunghe serenità dell'innocenza; sorprese della scoperta quotidiana dell'universo: che son mai? Non le conosco o non le rammento. L'ho sapute dai libri, dopo; le indovino, ora, nei ragazzi che vedo; l’ho sentite e provate per la .prima volta in me, passati i vent'anni, in qualche attimo felice di armistizio o di abbandono. Fanciullezza è amore, è letizia, è spensieratezza ed io mi vedo nel passato, sempre, separato, triste, meditante.  Fin da ragazzo mi son sentito tremendamente solo e diverso — né so il perchè. Forse perchè

i miei eran poveri o perchè

non ero nato come gli altri ? Non so : ricordo soltanto che una zia giovane mi dette il soprannome di vecchio a sei o

sett'anni

e che tutti i parenti l'accettarono. E difatti me ne stavo il più del tempo serio e accigliato: discorrevo pochissimo, anche cogli altri ragazzi ; i complimenti mi

davan

noia ; i gestri mi

facevan

dispetto ; e al chiasso sfrenato dei compagni dell'età più bella preferivo la solitudine dei cantucci più riparati della nostra casa piccina, povera e buia. Ero, insomma, quel che le signore col cappello chiamano un «bambino scontroso» e le donne in capelli «un rospo».

 

Avevan

ragione : dovevo essere, ed ero, tremendamente antipatico a tutti. E mi ricordo che sentivo benissimo intorno a me questa antipatia la quale mi faceva più timido, più malinconico, più imbronciato che mai.