Prof ord Uberto MOTTA Corso monografico di letteratura moderna Manzoni tragico mercoledí 1719h MIS 3028 Bibliografia 1 TESTI Alessandro Manzoni Il conte di Carmagnola ed critica a cura di G ID: 790356
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Slide1
A. A. 2013-2014SP 2014Prof. ord. Uberto MOTTACorso monografico di letteratura moderna: Manzoni tragicomercoledí 17-19h, MIS 3028
Slide2Bibliografia (1)TESTIAlessandro Manzoni, Il conte di Carmagnola, ed. critica a cura di G. Bardazzi, Milano, Mondadori, 1985.A. Manzoni, Il conte di Carmagnola: 1820, a cura di G. Lonardi e P. Azzolini, Venezia, Marsilio, 1989.
A. Manzoni, Il conte di Carmagnola, a cura di G. Sandrini, Milano, Centro di Studi Manzoniani, 2004 (Edizione nazionale ed europea delle opere di Alessandro Manzoni, 3).
A. Manzoni,
Adelchi
, a cura di G.
Lonardi
e P. Azzolini, Venezia, Marsilio, 1992.
Alessandro Manzoni,
Adelchi
, ed. critica a cura di I.
Becherucci
, Firenze, Accademia della Crusca, 1998.
A. Manzoni,
Opere
, vol. 1,
Poesie e tragedie
, a cura di V.
Boggione
, Torino, UTET, 2002.
A. Manzoni,
Lettre à M. C***
sur l'unité de temps et de lieu dans la tragédie
, a cura di C. Riccardi, Roma, Salerno, 2008.
Slide3Bibliografia (2)SAGGI CRITICIG. Lonardi, L’esperienza stilistica del Manzoni tragico, Firenze, Olschki, 1965.L. Bottoni, Drammaturgia romantica. Il sistema letterario manzoniano, Pisa, Pacini, 1984.G. Lonardi, Ermengarda e il pirata, Bologna, Il Mulino, 1991.
G. Lonardi, Manzoni e l’esperienza del tragico
, Modena, Mucchi, 1995.
C.
Annoni
,
Lo spettacolo dell’uomo interiore. Teoria e poesia del teatro manzoniano
, Milano, Vita e Pensiero, 1997.
G. Tellini,
Manzoni
, Roma, Salerno, 2007.
A. Guidotti,
Manzoni teatrale
, Lucca,
Pacini
Fazzi
, 2012.
Slide4Calendario 19 febbraio: lezione sospesa1) 26 febbraio2) 5 marzo3) 12 marzo4) 19 marzo5) 26 marzo6) 2 aprile7) 9 aprile8) 16 aprile
23 aprile: vacanze di Pasqua9) 30 aprile
10) 7 maggio
11) 14 maggio
12) 21 maggio
13) 28 maggio
Slide5Il Conte di Carmagnola:Inizio della stesura: 15 gennaio 1816 (nello stesso mese, sulla “Biblioteca Italiana” Mme De Stäel pubblica l’articolo Sulla maniera e l’utilità delle traduzioni). Il contesto: Nel 1769 è apparsa la Drammaturgia amburghese di Gotthold Lessing (Hamburghische
Dramaturgie), che Manzoni legge nella trad
. francese
(di G. A. Junker) del
1785. Nel 1809 è apparso il
Corso di letteratura drammatica
(
Vorlesungen
über
dramatische
Kunst
und
Literatur
)
di
August Wilhelm
Schlegel
(che Manzoni legge nella traduzione francese
di A.
Necker
de Saussure apparsa
nel
1814).
Nel 1776-1782 appare in 10 volumi la raccolta delle
Oeuvres
complètes
de
Shakspeare
,
trad
.
fr
.
d
i Pierre
Letourneur
, studiata da Manzoni.
Slide6A. Manzoni, Materiali estetici, parte VLessing […] vuole provare che in ogni caso è vera la massima di Aristotele che: Le malheur tout-à-fait exempt de faute d'un homme vertueux n'est point
un sujet pour la Tragédie; car cela est
odieux
. Rivedere accuratamente questo passo sì in Aristotele che in Lessing
[…]. Esaminare
più ponderatamente quel passo del Lessing:
La pensée
qu'il
puisse
y
avoir
des
hommes
malheureux
sans la
moindre
faute
de
leur
part est en elle-
même
affreuse
.
Les
Payens
avoient
cherché
à
éloigner
d'
eux
cette
noire
idée
autant
que
possible
: et
nous
voudrions
la
nourrir
, et
nous
amuser
à
des
spectacles
qui la
confirment
?
Nous
, à qui la
Religion
et la
raison
doivent
avoir
persuadé
qu'elle
est
aussi
fausse
que
blasphématoire
?
Questo
motivo della Religione Cristiana che il Lessing cita per confermare il suo sistema mi pare anzi che gli faccia contro. Il Cristianesimo “Venendo in terra a illuminar le carte” [
Rvf
IV v. 5] ha talmente cambiate le idee e i sentimenti intorno al bene e al male, all'utile e al dannoso che mi pare che convenga andar sempre cauti assai nell'applicazione dei
principj
morali degli Scrittori Gentili. Questa vita mortale che il Gentilesimo rappresentava come avente il principio e il fine in
sè
stessa, il Cristianesimo ce la fa considerare come vita di preparazione. Quindi gli avvenimenti si riguardano non solo pel diletto o pel dolore che arrecano con
sè
, ma ancora, anzi principalmente, pei rapporti loro colla vita futura nella quale sola noi possiamo concepire il compimento d'ogni nostro destino. Quindi quegli accidenti pei quali agli Ateniesi un uomo pareva
un
homme
malheureux
non bastano
perchè
appaja
a noi tale nel più esteso senso:
perchè
noi sappiamo considerare i dolori presenti come espiazione dei falli da cui nemmeno i più puri vanno esenti,
stromento
di perfezionamento in chi soffre, come preparazione a beni futuri, e quindi come veri
beneficj
della Provvidenza. Questi mali poi oltre che non sono assoluti
perchè
non compiscono il destino di chi gli sopporta, sono anche temperati assai da due virtù che sono de' più bei doni che Dio abbia fatti agli uomini, la speranza e la rassegnazione che da essa viene.
Slide7Dante, Purg. VI, vv. 118-123“E se licito m’è, o sommo Giove / che fosti in terra per noi crucifisso, / son gli giusti occhi tuoi rivolti altrove? / O è preparazion che ne l’abisso / del tuo consiglio fai per alcun bene / in tutto de l’accorger nostro scisso?”.
Slide8Aristotele, Poetica, cap. 13Poiché la composizione della tragedia più bella […] deve essere imitazione di casi che destano terrore e pietà (giacché questo è proprio di una tale imitazione), in primo luogo è chiaro che non si debbono mostrare [1] né uomini dabbene [esemplari, degni di stima] che passino dalla fortuna [buona sorte] alla sfortuna [sventura], perché questa è cosa che non desta né terrore né pietà ma ripugnanza
[disgusto]; [2] né
uomini malvagi
che passino
dalla sfortuna alla fortuna
, perché questo è il caso meno tragico di tutti in quanto non ha niente di quel che dovrebbe avere, non destando
né simpatia umana né pietà né terrore
;
[3]
ma
nemmeno deve essere un uomo molto malvagio a cadere
dalla fortuna nella sfortuna
, perché una simile composizione avrebbe sì la simpatia umana [avrebbe sì senso morale], ma non il terrore né la pietà, dei quali l’una [la pietà] si riferisce a chi cade in disgrazia innocente [indegnamente] e l’altro a chi vi cade essendo simile a noi; la pietà cioè si riferisce all’innocente mentre il terrore al nostro simile, di modo che il caso in questione non sarà né pietoso né terribile. Non resta dunque che
colui che si trova nel mezzo
rispetto a questi estremi, e tale è chi né si distingue per virtù e per giustizia
né cade nella disgrazia per causa del vizio e della malvagità, ma per un qualche errore
[morale o intellettuale], sul tipo di coloro che si trovano in grande reputazione e fortuna.
Slide9L. Castelvetro, La poetica d’Aristotele, 1570[Aristotele] dice che non si deono gli uomini di santissima vita rappresentare che trapassino da felicità a miseria, perciocché questa […] sarebbe cosa […] abominevole, cioè sarebbe cosa che indurrebbe gli uomini a credere che Dio non avesse provvidenza speziale de’ suoi divoti e che fosse ingiusto. […] A che è da rispondere brevemente che il comune popolo […] porta opinione che egli [Dio] faccia ogni cosa giustamente e drizzi ogni cosa a gloria sua e ad utile de’ suoi divoti. E perciò il popolo, quando vede uno santo uomo patire, […] s’imagina che [1]
quella persona, santa in apparenza e di fuori, sia meno santa in secreto e dentro e, come ipocrita, sia meritamente punita, o che quella persona santa abbia fatti alcuni falli […], li quali Dio come giusto giudice non voglia lasciare impuniti, o che
[2]
la
persona santa sia tentata con simili disavventure,
accioché
, sì come l’oro nel fuoco s’affina, così ella nelle tentazioni migliori e si faccia più perfetta, o che la persona santa sia così mal trattata, perché Dio vuole col suo mal trattamento far rilucere la gloria sua.
Slide10A. Manzoni, Materiali estetici, parte VNoi sappiamo considerare i dolori presenti come espiazione dei falli da cui nemmeno i più puri vanno esenti, stromento di perfezionamento in chi soffre, come preparazione a beni futuri, e quindi come veri beneficj della Provvidenza. Questi mali poi oltre che non sono assoluti perchè non compiscono il destino di chi gli sopporta, sono anche temperati assai da due virtù che sono de' più bei doni che Dio abbia fatti agli uomini, la speranza e la rassegnazione che da essa viene.
Slide11A. Manzoni, Traccia del discorso sulla moralità delle opere drammatiche (1816-1817)La Religione […] insegna a chi l'ascolta di pregare […] per l'oppresso e per l'oppressore, a
riguardare [1] gli
uomini
i più
scellerati
come
creati
anch'essi
per la
virtù
, come
capaci
di
emendarsi
e di
seguirla
,
e [2]
sè
stesso
come
capace
dei più grandi
errori
qualora
Dio
lo
abbandoni
,
insegna
a
riguardar
[3] tutti
gli
uomini
come
fratelli
e se
gl’iniqui
vogliono
rompere
questo
santo
vincolo
ci
impone
di
[4] tenerci
stretti
a
loro
con
quella
carità
che
ha per
fondamento
non il
merito
loro
ma i
precetti
e
gli
esempj
di
Gesù
Cristo
.
Aristotele, Poetica, cap. 9Compito del poeta è di dire non le cose accadute ma quelle che potrebbero accadere, cioè le possibili secondo verosimiglianza o necessità. Ed infatti lo storico e il poeta non differiscono per il fatto di dire l’uno in prosa e l’altro in versi (giacché l’opera di Erodoto, se fosse posta in versi, non per questo sarebbe meno storia, in versi, di quanto non lo sia senza versi), ma differiscono in questo, che l’uno dice le cose accadute e l’altro quelle che possono
accadere. E perciò la poesia è cosa più nobile e più filosofica della storia, perché la poesia tratta piuttosto dell’universale, mentre la storia del particolare. L’universale poi è questo: quali specie di cose a quale specie di persona capiti di dire o di fare secondo verosimiglianza o necessità, al che mira
la
poesia pur ponendo nomi propri, mentre invece è particolare che cosa Alcibiade fece o che cosa patì.
Slide13Nella biblioteca di ManzoniDe l’Allemagne di Mme de Stäel (1813)De la littérature du Midi de L’Europe di J.C. Simonde de Sismondi (1813)Dialogo sulle unità drammatiche di luogo e di tempo
di Ermes Visconti (1819)
Slide14La tragedia tra Sette e OttocentoVincenzo Monti, Aristodemo (1786), Galeotto Manfredi (1788), Caio Gracco (1802)Ippolito Pindemonte, Arminio (1802)Ugo Foscolo, tre tragedie: Tieste (1797), Aiace (1811), Ricciarda (1813)Manzoni, Conte di Carmagnola (1820) e Adelchi
(1823)Silvio Pellico, Francesca da Rimini (1815)
Giovan
Battista Niccolini,
Polissena
(1810) e
Nabucco
(1819)
Slide15A. Manzoni, Prefazione a Il Conte di CarmagnolaQuando poi vennero coloro i quali, non badando all’autorità, domandarono
la ragione di queste
regole
, i
fautori
di esse non
seppero
trovarne
che
una
,
ed
è:
che
,
assistendo
lo
spettatore
realmente
alla
rappresentazione
di
un’azione
,
diventa
per lui
inverisimile
che
le diverse parti di
questa
azione
avvengano
in
diversi
luoghi
, e
che
essa
duri
per un
lungo
tempo,
mentre
egli
sa di non
essersi
mosso
di
luogo
, e di
avere
impiegate
solo poche ore ad
osservarla
.
Questa
ragione
è
evidentemente
fondata
su di un
falso
supposto
,
cioè
che
lo
spettatore
sia
lì
come parte
dell’azione
;
quando
egli
è, per
così
dire,
una
mente
estrinseca
che
la contempla. La
verisimiglianza
non
deve
nascere
in lui dalle
relazioni
dell’azione
col
suo
modo
attuale
di
essere
, ma
dai
rapporti
che
le varie parti
dell’azione
hanno
fra di
loro
.
Quando
si
considera
che
lo
spettatore
è
fuori
dell’azione
, l’
argomento
in
favore
delle
unità
svanisce
.
Slide1611-13 marzo 2014: Master-Days
Slide1711-13 marzo 2014: Master-Days13 marzo: 10-12h, MIS 3119, C. Giunta, La poesia medioevale, la poesia moderna, la canzone13
marzo: 14-15h, MIS 2120, Séance d’information
13
marzo
: 16-18h, Hall
d’honneur
, Stands des
Domaines
d’Etudes
13
marzo
: 18-19.30h,
Aula
Magna,
Conférences
et
Débat
, “Mots de
pouvoir
–
Pouvoir
des mots” (C.
Levrat
; V. Reinhardt; N.
Jegerlehner
)
Slide1820-21 marzo 2014, Convegno“Tra grido e sogno. Forme espressive e modelli esperienziali
dell’Allegria di Giuseppe
Ungaretti
”
Slide19A. Manzoni, Materiali estetici, parte IIParlerò ora del Coro introdotto in questa Tragedia, il quale, per non essere nominati personaggi che
lo compongono
deve
al
lettore
sembrare
piuttosto
un capriccio e un
enigma
che
altro
; e
adducendo
i
motivi
per
cui
questo
coro
siasi
introdotto
,
mostrerò
quale
egli
sia. La vera essenza dei Cori Greci
non è stata conosciuta che da qualche critico
dei
nostri
tempi
che
mostrando
false e
superficiali
le
ragioni
che
i
critici
anteriori
ne
avevano
date, ne
dimostrarono
le
reali
ed
importanti
. Io
tradurrò
qui
alcuni
squarci
su
questo
soggetto
dal Corso di
letteratura
Drammatica
del
Sig
. Schlegel, e
scelgo
questo
scrittore
perchè
(dei
letti
da me) è il primo
che
abbia
data
del
Coro
questa
idea
, e
perchè
mi
sembra
ch'essa
vi
sia
assai bene
espressa
. Il Coro è da
riguardarsi
,
dic'egli
,
come
la
personificazione
dei
pensieri
morali
che
l'
azione
ispira
, come
l'
organo
dei
sentimenti
del
poeta
che
parla in nome
della
intera
comunità
. E poco
sotto
:
Vollero
i
Greci
che
in
ogni
opera
il Coro (
qual
fosse la parte sua
propria
ch'egli
altronde
vi
facesse
) fosse
principalmente
il
rappresentante
del
genio
nazionale
, e
appresso
il
difensore
della
causa
della
umanità
: il Coro
era
insomma
lo
spettatore
ideale
:
egli
temperava
le
impressioni
troppo
violente
o
dolorose
d'una
imitazione
talvolta
troppo
vicina
al
vero
, e
presentando
allo
spettatore
reale
il
riflesso
[delle sue
proprie
emozioni
,]
gliele
rimandava
addolcite
dal
diletto
d'una
espressione
lirica
e
armoniosa
, e
lo
conduceva
così
nel
tempo più
tranquillo
della
contemplazione
.
Slide20Il Conte di Carmagnola: le fonti storicheJ.C. Simonde de Sismondi, Histoire des républiques italiennes du moyen âge, vol. VIII, 1809Pietro Verri, Storia di Milano
, 1783-85 Francesco Monaco, Vite de’ famosi capitani
d’Italia,
1805
Carlo
Tenivelli
,
Biografia piemontese
, 1784-92
Slide21Notizie storicheNulla d'autentico si ha sull'innocenza o sulla reità di questo grand'uomo. Era da aspettarsi che gli storici veneziani, che volevano scrivere e viver tranquilli, l'avrebbero trovato colpevole. Essi esprimono quest'opinione come una cosa di fatto, e con quella negligenza che è naturale a chi parla in favore della forza. Senza perdersi in congetture, asseriscono che il Carmagnola fu convinto coi tormenti, coi testimoni e con le sue proprie lettere. Di questi tre mezzi di prova, il solo che si sappia di certo essere stato adoprato è l'infamissimo primo, quello che non prova nulla.Ma oltre la mancanza assoluta di testimonianze dirette, storiche, che confermino la reità del Carmagnola, molte riflessioni la fanno parere improbabile. Né i Veneziani hanno rivelato mai quali fossero le condizioni del tradimento pattuito; né da altra parte s'è saputo mai nulla d'un tale trattato. Quest'accusa è isolata nella storia, e non si appoggia a nulla, se non a qualche svantaggio di guerra, il quale anche si spiega senza ricorrere a questa supposizione: e sarebbe una legge stravagante non meno che atroce, quella che volesse imputato a perfidia del generale ogni evento infelice. […] Una riconciliazione segreta con un uomo che gli era stato orribilmente ingrato, e che aveva tentato di farlo ammazzare, un patto di far la guerra da stracco, anzi di lasciarsi battere, non s'accordano con l'animo impetuoso, attivo, avido di gloria del Carmagnola. Il Duca non era perdonatore; e il Carmagnola, che lo conosceva meglio d'ogni altro, non avrebbe mai potuto credere a una riconciliazione stabile e sicura con lui. Il disegno di ritornare con Filippo offeso non poteva mai venire in mente a quell'uomo, che aveva esperimentate le retribuzioni di Filippo beneficato.
A. Manzoni, lettera all’abate Gaetano Giudici (7.II.1820)Un uomo d’animo forte ed elevato e desideroso di grandi imprese, che si dibatte colla debolezza e colla perfidia dei suoi tempi, e con istituzioni misere, improvvide, irragionevoli, ma astute, e già fortificate dall’abitudine e dal rispetto, e dagli interessi di quelli che hanno l’iniziativa della forza.
Slide23Il Conte di Carmagnola: 1820-1845Revisione della punteggiaturaRevisione della grafia (accenti: se>sé; apocope: nei>ne’; elisione: mi avvelena>m’avvelena; riduzione delle maiuscole di rispetto: Re>re; riduzione del dittongo mobile: cuore>core)Riduzione dei pronomi personali soggetto (io dico>dico)Revisione del lessico: picciol
>piccol, debbe
>deve, stilo>stile,
accaggia
>avvenga, dinanzi>davanti, serbatelo>tenetelo, voglia>volere
Slide24G. Bardazzi, Introduzione a Il Conte di Carmagnola (1985)La storia del Carmagnola perde insomma i propri contorni specifici, diventa storia di un corpus, di un progetto che travalica ormai l’individualità dei singoli componimenti; diventa storia, se si vuole, di una ossessione culturale. Se esiste, per così dire, una geologia del testo, certo è che le spinte endogene del Carmagnola culminano e si esauriscono nella orografia disegnata dalla stampa Ferrario del ’20. Ed è alla stampa Ferrario che pertanto si delega il compito di rappresentare la tragedia nella forma compiuta, bastando per le varianti posteriori di quasi un trentennio offerte dalle
Opere varie una fascia dell’apparato.
Slide25Il Conte di Carmagnola, I 2: due metafore ‘iper-connotate’v. 120: col mio sangue acquistatoAtti degli Ap. 20,18ss (discorso di Paolo agli anziani di Efeso): "Voi sapete come mi sono comportato con voi fin dal primo giorno in cui arrivai in Asia e per tutto questo tempo: ho servito il Signore con tutta umiltà, tra le lacrime e tra le prove che mi hanno procurato le insidie dei Giudei.
[…] Ed ecco ora, avvinto dallo Spirito, io vado a Gerusalemme senza sapere ciò che là mi accadrà. So soltanto che lo Spirito Santo in ogni città mi attesta che mi attendono catene e tribolazioni.
Non ritengo tuttavia la mia vita meritevole di nulla, purché conduca a termine la mia corsa e il servizio che mi fu affidato dal Signore
Gesù. […] Vegliate
su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio,
che egli si è acquistata con il suo sangue
.
Io
so che dopo la mia partenza entreranno fra voi lupi rapaci, che non risparmieranno il
gregge».
v. 122:
fatto
avean
siepe intorno al trono
Dante,
Inf
. XXXIII 83 (nel girone dei traditori politici, l’invettiva di Dante contro Pisa dopo il discorso di Ugolino): «
muovasi
la Capraia e la
Gorgona
, / e
faccian
siepe
ad Arno in su la foce».
Slide26Slide27Il Conte di Carmagnola, I 2una sentenza lapidariav. 186: ardir prudenza or fiaFrançois Just Marie Raynouard, Les États de Blois ou la mort du duc de Guise (1809), V 8: «Je porte cet auguste et sacré caractère, / il ne m’est point permis de craindre; je dois voir, / non quel est mon péril, mais quel est mon devoir; / je ne m’appartiens plus, j’appartiens à la France. / Hésiter, c’est péril; hasarder, c’est prudence »
Slide28Il Conte di Carmagnola, I 3il dubbio di Marino (vv. 239-241)B. Constant, Wallstein, I 2Géraldin (envoyé par l’Empereur)Ah! malheur à l'état qui dans son imprudenceAu bras armé pour lui remet sa confiance!Jour funeste où ma voix, implorant sa valeur,
Mit aux pieds d'un soldat l'empire et l'empereur!Dès lors, de son orgueil démêlant l'artifice,
Je vis que sous nos pas s'ouvrait un précipice.
Slide29Il Conte di Carmagnola, I 5una dichiarazione iperbolicavv. 340-2: «quest’alma terra [<quest’alta terra<questa nobil madre] / m’ha nel suo glorioso antico grembo / accolto»
Rvf 128 v. 9: «diletto almo paese
» (Leopardi,
All’Italia
[
sett
. 1818: I ed. 1819]
vv
. 132-3: «e molle / fosse del sangue mio
quest’alma terra
»)
Par.
XI 1-12 («O insensata cura de’ mortali /…/ quando, da tutte queste cose sciolto, / con Beatrice m’era suso in cielo /
cotanto gloriosamente accolto
»)
Slide30Il Conte di Carmagnola, I 5 353: Credi ad un uom che t’amacfr. Constant, Wallstein, II 1 (Gallas a Eallstein)
Slide31Il Conte di Carmagnola, I 5 382-3dove / semina l’ira, il pentimento mieteGiobbe 4,8: chi semina affanni, li raccoglie; Prov. 22,8: chi semina l’ingiustizia, raccoglie la miseria
Slide32Il Conte di Carmagnola, I 5 396accarezzarloCfr. Machiavelli, Discorsi III 6,10: «le minacce offendono più i principi, e sono cagione di più efficace congiure che le offese: da che uno principe si debbe guardare; perché gli uomini si hanno o accarezzare o assicurarsi di loro; e non li ridurre mai in termine che gli abbiano a pensare che bisogni loro o morire o far morire altrui».
Slide33Il Conte di Carmagnola, II 5v. 281: «ch’io bramai tanto» cfr. Della Casa, Rime 61 1-6«Di là, dove per ostro e pompa e oro / fra genti inermi ha perigliosa guerra, / fuggo io mendico e solo, e di quella
esca / ch'i
' bramai tanto
, sazio, a queste
querce /
ricorro, vago
omai
di miglior cibo
, /
per aver posa
almen
questi ultimi
anni».
vv
. 283-284: «che ogni adito era chiuso, e che deriso / solo, io partiva, e non
sapea
per dove»
cfr. Mt
27,31: Dopo averlo
deriso
, lo spogliarono del mantello e gli rimisero le sue vesti, poi lo condussero via per crocifiggerlo
.
v. 286: «ingrato»
cfr.
Constant
,
Wallstein
, I 1
«Monarque
trop
ingrat
! Jaloux de sa fortune
, /
Tu voulus en voiler la splendeur
importune. […]
Tu désarmas le bras qui t'avait trop servi
».
Slide34Il Conte di Carmagnola: Atto II, CoroForma metrica: 16 strofe di otto decasillabi (con accenti di 3,6, 9 e cesura dopo la 4° sillaba), divisi in due quartine dalla rima tronca in 4a e 8a posizione; schema ABAC’BDDC’Il decasillabo: metro raro nella tradizione italiana, dal ritmo incalzante ma anche austero e solenne (Quadrio: il metro delle «cose spaventevoli e rovinose»)Contenuto: «La battaglia di Maclodio – come il massacro moderno di Waterloo, che dietro quella s’indovina, come tutte le guerre, in cui innocenti sono chiamati a morire senza ragione – ripete il dramma della passione di Cristo (evocata del testo, esplicitamente, a monito della condizione di tutti gli uomini)» (V. Boggione)
Slide35Il Conte di Carmagnola: Atto II, Coro 1-8S'ode a destra uno squillo di tromba;A sinistra risponde
uno squillo:D'
ambo
i l
ati
calpesto rimb
omba
Da cavalli e da f
anti
il
terren
.
Quinci
sp
unta per l'aria
un vessillo
;
Quindi
un altro
s'avanza
sp
iegato:
Ecco
appare
un
drappe
llo
schierato;
Ecco
un altro
che incontro gli vien.
Inf
.
VI 95-99, rima
(angelica) tromba : (
etterno
) rimbomba
Ger
.
lib
.
XX 31, «
Fer
le trombe cristiane il primo invito, /
risposer
l’altre
ed accettar la guerra
»
Inf
.
XXXI 1,
Vexilla
regis
prodeunt
inferni
Ger
.
lib
.
I 64, «Vedi appresso spiegar l’alto vessillo»
Slide36G. Pasquali, Pagine stravaganti, 1968«La lingua della poesia greca è per la parte maggiore non dedotta dall’uso contemporaneo ma da Omero».G.B. Conte (1974):1) allusione integrativa = sovrapposizione armonica e fusione delle voci (equivalenza)2) allusione riflessiva = comparazione dialogica e a volte conflittuale (differenziazione)
Slide37G. B. Conte, Memoria dei poeti e sistema letterario, 1974Perché entri in funzione il meccanismo attivo dell’arte allusiva, il poeta deve chiedere e ottenere la collaborazione del lettore. L’allusione si realizzerà così come voluto e preciso, imprescindibile, riferimento ad una «memoria dotta» presupposta nel lettore o nell’ascoltatore: si configurerà come desiderio di risvegliare una vibrazione all’unisono tra la memoria del poeta e quella del suo lettore in rapporto a una situazione poetica cara ad entrambi.Ma la situazione può complicarsi: l’allusività può non esaurirsi in se stessa ma servire a mediare un rapporto emulativo nei riguardi della tradizione così rammentata. In tal caso, della tradizione essa mira a circoscrivere uno spazio limitato, prescelto per il confronto: si allude a un momento o a una forma conosciuti, non solo per recuperarli armonizzando la loro risonanza ad un nuovo contesto, ma anche per superarli in un
rapporto fatto di opposizione o di differenziazione, o almeno variando.
Slide38Il Conte di Carmagnola: il lessico del Coro (1)v. 22: Gen 4,8-11, «Caino disse al fratello Abele: "Andiamo in campagna!". Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: "Dov`è Abele, tuo fratello?". Egli rispose: "Non lo so. Sono forse il guardiano di mio fratello?". Riprese: "Che hai fatto? La voce del sangue di tuo fratello grida a me dal suolo! Ora sii maledetto lungi da
quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello
».
vv
. 25-26:
Tibullo
I X, 1-2
, «
Quis
fuit,
horrendos
primus
qui
protulit
enses
? /
Quam
ferus
et
vere
ferreus
ille
fuit
!»
v. 28:
Lc
23,34
, «
Iesus
autem
dicebat
: “ Pater,
dimitte
illis
, non
enim
sciunt
quid
faciunt
”»;
Purg
. III 84
, «e
lo
’
mperché
non
sanno
».
v. 34:
Prov
20,3
, «
Honor
est
homini
separari
a
contentionibus
;
omnes
autem
stulti
miscentur
contumeliis
».
v.
39: Mt 26,47
, «ecce
Iudas
,
unus
de
Duodecim
,
venit
, et cum
eo
turba
multa
cum
gladiis
et
fustibus
, missi a
principibus
sacerdotum
et
senioribus
populi».
Slide39Il Conte di Carmagnola: il lessico del Coro (2)v. 56: Shakespeare, Macbeth II 3, «O horror, horror, horror! Tongue nor heart cannot
conceive nor name thee!»
v. 87 : Shakespeare,
Richard III
, V 5
, «
The
brother blindly shed the brother's
blood».
v. 89: Monti,
Caio
Gracco
, IV 158
, «
Odo
intorno
sonar le sue
catene
».
v. 92:
Is
1,13-15
, «Smettete di presentare offerte inutili
; l'incenso
per me è un abominio
, i
noviluni, i sabati e le assemblee sacre
: non
posso sopportare delitto e solennità
. Io
detesto i vostri noviluni e le vostre feste
; per
me sono un peso
, sono
stanco di sopportarli
. Quando
stendete le mani
, io
distolgo gli occhi da voi
. Anche
se moltiplicaste le preghiere
, io
non ascolterei
: le
vostre mani grondano
sangue».
v. 100: Tasso,
GL
III 10
, «Ognun s’affretti, e l’arme prenda; / ecco, il nemico è qui: mira la polve» (
polve
nel Coro al v. 95).
v. 107: Leopardi,
Sopra il monumento di Dante
v. 6
, «Questa terra
fatal
».
v. 116:
Inf
.
XXVI 136
, «
Noi ci allegrammo, e tosto tornò in pianto
» (
Prov
10,24
, «Al
malvagio sopraggiunge il male che teme,
il
desiderio dei giusti invece è
soddisfatto
»;
Giobbe 20,5
,
«
il trionfo degli
emp
i è breve
e la
gioia
del perverso è
d'un istante»).
v. 121:
Gn
1,27
, «
Et
creavit
Deus hominem ad
imaginem
suam
; ad
imaginem
Dei
creavit
illum
;
masculum
et
feminam
creavit
eos
».
v. 126:
Gn
4,11
,
«Nunc
igitur
maledictus
eris
procul
ab agro, qui
aperuit
os
suum
et
suscepit
sanguinem
fratris
tui
de manu tua
!»
Slide40Il Conte di Carmagnola: il lessico del Coro (3):Maladetto… contrista…Dante, Inf. XI 19-27 Tutti son pien di spirti
maladetti;ma perché poi ti basti pur la vista
,
intendi
come e perché son costretti.
D'o
gne
malizia, ch'odio in
cielo acquista,
ingiuria
è 'l fine, ed
ogne
fin
cotale
o
con forza o con frode altrui
contrista
.
Ma
perché frode è de l'
uom
proprio male
,
più
spiace a Dio; e però
stan
di
sotto
li
frodolenti
, e più
dolor
li assale
.
Di
violenti il primo cerchio è tutto
;
ma
perché si fa forza a tre persone
,
in
tre gironi è distinto e costrutto
Slide41Il Conte di Carmagnola, atto IV«L’azione dell’atto quarto si svolge agli inizi del 1432, a distanza di quasi cinque anni dagli avvenimenti presentati negli atti secondo e terzo. Dopo la vittoria di Maclodio, le corti militari del Carmagnola subirono un declino clamoroso, specie con il fallito tentativo di conquistare Cremona (1431). Chiamato con un pretesto a Palazzo Ducale, il Conte sarà imprigionato, processato e decapitato come traditore della Repubblica (5 maggio 1432)» (G. Tellini)
Slide42Il Conte di Carmagnola, atto IVvv. 23-26: «Tutto che puote / por la patria in periglio, essere inciampo all’alte mire sue, dargli sospetto, / è in nostra man». vv. 103-106: «
Voi siete un uomo / di cui si teme, un che lo stato guarda / come un inciampo
alla sua via
».
PS 1827, cap. 1: Per
una di queste
stradicciuole
, tornava bel bello dal passeggio verso casa, in sulla sera del giorno 7 di novembre dell'anno 1628, don Abbondio, curato d'una delle terre accennate di sopra: il nome di questa,
nè
il casato del personaggio, non si trovano nel manoscritto,
nè
a questo luogo
nè
in seguito. Diceva tranquillamente il suo
ufizio
, e alcuna volta, tra un salmo e l'altro, richiudeva il breviario, tenendovi entro, per segno, l'indice della mano destra; e messa poi questa nell'altra dietro le reni, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e
rigettando verso il muro col piede i ciottoli che facevano inciampo nel
sentiero
.
Slide43Machiavelli, Discorsi, III 35: Quali pericoli si portano nel farsi capo a consigliare una cosa; e, quanto ella ha più dello istraordinario, maggiori pericoli vi si corrono Parlerò […] di quegli pericoli che portano i cittadini, o quelli che consigliano uno principe a farsi capo d'una diliberazione grave ed importante, in modo che tutto il consiglio di essa sia imputato a lui. Perché, giudicando gli uomini le cose dal fine, tutto il male che ne risulta s'imputa allo autore del consiglio; e, se ne risulta bene, ne è commendato: ma di
lunge il premio non contrappesa a il danno. […]
È
cosa adunque certissima, che quegli che consigliano una
republica
, e quegli che consigliano uno principe, sono posti intra queste angustie, che, se non consigliano le cose che paiono loro utili, o per la città o per il principe,
sanza
rispetto,
e'
mancano dell'ufficio loro; se le consigliano,
e'
gli entrano in pericolo della vita e dello stato: essendo tutti gli uomini in questo ciechi, di giudicare i buoni e i cattivi consigli dal fine. E pensando in che modo ei
potessono
fuggire o questa infamia o questo pericolo, non ci
veggo
altra via che pigliare le cose moderatamente, e non ne prendere alcuna per sua impresa, e dire la opinione sua
sanza
passione, e
sanza
passione con modestia
difenderla […].
Quando tu faccia così, non è ragionevole che uno principe ed uno popolo del tuo consiglio ti voglia
male.
Slide44Is 8,11-15: Poiché così il Signore mi disse, quando mi aveva preso per mano e mi aveva proibito di incamminarmi nella via di questo popolo: "Non chiamate congiura ciò che questo popolo chiama congiura, non temete ciò che esso teme e non abbiate paura". Il Signore degli eserciti, lui solo ritenete santo. Egli sia l'oggetto del vostro timore, della vostra paura. Egli sarà laccio e pietra d'inciampo e scoglio che fa cadere per le due case di Israele, laccio e trabocchetto per chi abita in Gerusalemme. Tra di loro molti inciamperanno, cadranno e si sfracelleranno, saranno presi e catturati.
Ger
6, 20-21
: «Perché mi offrite incenso portato da Saba e la preziosa cannella che giunge da un paese lontano? I vostri olocausti non mi sono graditi e
non mi piacciono i vostri sacrifici
". Perciò, dice il Signore: "Ecco, io porrò per questo popolo
pietre di inciampo
, in esse inciamperanno insieme padri e figli; vicini e amici periranno".
Rom
6,30-33
: Che diremo dunque? Che i pagani, che non ricercavano
la giustizia
, hanno raggiunto la giustizia: la giustizia però che deriva dalla fede; mentre Israele, che ricercava
una legge
che gli desse la giustizia, non è giunto alla pratica della legge. E perché mai? Perché non la ricercava dalla fede, ma come se derivasse dalle opere. Hanno urtato così contro
la pietra d'inciampo
, come sta scritto: Ecco che io pongo in Sion una pietra di scandalo e un sasso d'inciampo; ma chi crede in lui non sarà deluso.
Slide45Il Conte di Carmagnola, atto VScena 1: confronto notturno tra il Doge, Marino e il Conte nella Sala del Consiglio → l’accusa di tradimento
Scena 2: nella casa
del
Conte, a
Venezia
, la
figlia
Matilde e la
moglie
Antonietta
Scena
3: G.F.
Gonzaga
,
luogotenente
del
Conte, porta l’
annuncio
della
sventura
a Matilde e
Antonietta
→
momento
della
rivelazione
tragica
Scena
4: il Conte da solo in
prigione
→ l’ora solenne
del
dolore
Scena
5: il
congedo
del
Conte dalla
moglie
e dalla
figlia
, in
prigione
, prima
dell’esecuzione
→
rinuncia
alla vendetta a
favore
del
perdono
Slide46Cronologia manzoniana: novembre 1820-settembre 18237 nov. 1820 – 4 genn. 1821: I atto Adelchi (le date sull’autografo: Braid. VS X 2)
Marzo (15-17): Marzo 1821
Aprile:
II atto
Adelchi
e inizio
Fermo e Lucia
2-27
giugno
:
III atto
Adelchi
3-17 luglio 1821:
IV atto
Adelchi
18-20 luglio:
Cinque maggio
2 agosto-21 settembre:
V atto
Adelchi
(mancano
ancora
i due cori)
3 novembre:
inizio revisione
Adelchi
e ipotesi di una terza tragedia
, Spartaco
13
dic
. 1821 – 11 gennaio 1822:
II coro
Adelchi
15-19 gennaio 1822:
I coro
Adelchi
Febbraio-aprile:
revisione definitiva
dell’
Adelchi
Maggio-settembre:
Fermo e Lucia
(2 maggio:
autorizzazione della censura
alla stampa di
Adelchi
)
26
sett.-2
ott
. 1822:
Pentecoste
Ottobre 1822:
edizione
dell’
Adelchi
, con dedica alla moglie Enrichetta, preceduto dalle
Notizie storiche
e accompagnato dal
Discorso
sur
alcuni punti della storia longobardica in Italia
Novembre 1822-settembre 1823: ripresa e conclusione del
Fermo e Lucia
Slide47«Beati gli afflitti perché saranno consolati» (Mt 5,4)Questo è un segno del giusto giudizio di Dio, che vi proclamerà degni di quel regno di Dio, per il quale ora soffrite. E` proprio della giustizia di Dio rendere afflizione a quelli che vi affliggono e a voi, che ora siete afflitti, sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo con gli angeli della sua potenza (II Tes
1,5-7).